Sogno di una notte di fine estate

Una canzone degli anni passati recitava nel ritornello: “Ho fatto un sogno, tanto, tanto bello”.  Anch’io ho fatto il mio sogno: mi trovavo in una fase del terzo millennio molto più avanzata dell’attuale.

Era nuovamente dominante nella società italiana, la razionalità empiristica e sperimentale che era stata patrimonio dell’evo greco-romano pre-socratico.

Ne ero felice: quel pensiero lucido aveva  caratterizzato come luminose le origini del mondo occidentale; poteva rischiarare le tenebre del “secolo breve”.

Capivo che era stata la scomparsa delle vecchie generazioni a determinare la caduta sia delle fantasie religiose giudaico-crstiane sia degli irrazionalismi politico-filosofici fascisti e comunisti che avevano fatto soprattutto del ventesimo secolo uno dei più luttuosi periodi della storia umana, procurando all’umanità immani spargimenti di sangue.

Era vero che negli ultimi scorci del secondo millennio tanta furia ideologica si era trasformata in mera bramosia, altrimenti aggressiva, di denaro e di potere, ma il seme di quella violenza assassina permaneva inalterato nel terzo monoteismo mediorientale, quello islamico, che aveva la stessa carica di fanatismo che il cristianesimo aveva avuto al momento del suo avvento sulla scena mediterranea (dall’eliminazione dei templi pagani e dalla soppressione violenta dei gentili, dai massacri di intere popolazioni in centro-America alle vittime dell’Inquisizione).

Nel sogno, però, l’italica gente si era liberata della propria stupidità e aveva respinto il collaudato meccanismo dell’immigrazione “pacifica” che avrebbe portato altre morti e ancor maggiore disordine sociale, (com’era già avvenuto, quanto a quest’ultimo, nella socialdemocratica Svezia). 

Il popolo italiano aveva capito che la pretesa dei mussulmani di imporre immaginifiche visioni del mondo e di un cosiddetto “al di là” popolato di vergini fanciulle era del tutto simile a quella degli ebrei e dei cristiani mediorientali che li avevano preceduti sbarcando nelle nostre terre. E non si era fatto ingannare per la terza volta.

In altre parole, il razionalismo delle nuove generazioni che si erano liberate dalle “verità assiomatiche rivelate” da Mosè e da Cristo aveva fatto respingere il nuovo, più sicuro, più fresco, più vitale e ugualmente incrollabile “fideismo”, acritico e assoluto, dei seguaci di Maometto.

Nel sogno immaginavo anche la ripresa del cammino del pensiero filosofico e  scientifico, riuscito a sopravvivere all’oscurantismo giudaico-cristiano mediante secoli e secoli di coraggiosa “resistenza”.

Immaginavo all’opera, con rinnovata lena, analisti, sperimentatori dotati di fine intelletto che avrebbero migliorato i meccanismi della vita (e della morte), comparsi per insondabili  processi nella composizione altrimenti meramente materiale del Cosmo.

Il sogno si colorava sempre più di un azzurro intenso. Le nuove generazioni, liberate dai tradizionali, familiari, deleteri e dannosi pregiudizi sia religiosi (ebraismo e cristianesimo) sia politici (fascismo e comunismo),  e,  imprevedibilmente, refrattari a cadere nella trappola del terzo monoteismo orientale (islamismo), sapevano anche resistere alla tentazione di  di creare altri e nuovi valori “laici, alti e nobili”, divisivi e generatori di conflitti; e ciò anche se il “battage” mass-mediatico ispirato agli interessi dei detentori del denaro delle Banche e dell’Industria delle armi continuava a tempestarli di slogan propagandistici, giocando su emozioni che, pure apprezzabili sul piano umano, si ponevano in contrasto con la ragione. 

Il messaggio dei finanzieri era chiaro: gli esseri umani dovevano amare non solo tutto il genere umano, ma anche tutte le bestie terrestri e marine (anche le più feroci o fastidiose), tutti gli arbusti (anche quelli carnivori che fanno stragi degli uccelli che si posano sui loro rami) e i rovi (anche spinosi e velenosi) della Terra  e sentirsi spinti a fare guerre contro chi riteneva, per sua autonoma determinazione, di non avvertire gli stessi sentimenti.  L’ambientalismo, l’ecologismo, l’animalismo dovevano essere i nuovi feticci cui immolare, eventualmente, anche vite umane per consentire la prosperità della Finanza mondiale.

Nel mio sogno, la natura dell’uomo non si dimostrava più incline all’odio che all’amore per gli altri  e avversava il trionfo progressivo di visioni ancora più irriducibilmente contrapposte di quelle dominanti nei secoli precedenti, e che, oltretutto, sarebbero state ancora più drammatiche a causa dello spaventoso incremento demografico del Pianeta. La nuova e inedita distinzione laica, né religiosa né politica, non doveva trovare accoglienza in menti libere, seminando tra gli esseri umani un odio reciproco ancora una volta contrabbandato per amore.

Ho sognato anche che gli  esseri umani dell’era in cui mi trovavo riuscivano a ripristinare la concezione  strettamente individualistica della vita che fu del “meraviglioso antico” leopardiano.

“L’Occidente si ricollegherà alla sua luminosa e folgorante civiltà dell’evo greco-romano”- dicevo a me stesso.  – “Gli esseri umani riterranno che  per coesistere amorevolmente con gli altri bisognerà, in primo luogo, amare se stessi (l’unico amore, quello per il proprio io – diceva Oscar Wilde – che dura per tutta la vita) e ritenere “prossimi”, quelli che realmente lo sono per affinità, sensibilità e intelligenza, osservando per gli altri esseri umani regole di civile e rispettosa convenienza sociale (che, comunque, in mancanza di  fideisti religiosi e di fanatici politici, sarà più facile da realizzare).

Il risveglio è stato per me sconvolgente: mi sono chiesto il terzo millennio sarà veramente migliore dei due ultimi che l’hanno preceduto?