Inflazione. Risparmi a rischio

L’inflazione ormai da tempo si è imposta nelle cronache economiche. Come per altre materie importantissime la verità se è conosciuta non è divulgata. Si parla nei media di un fatto transitorio e quindi poco importante, comunque non sufficiente a far scattare gli aumenti dei tassi di interesse. Cioè ci dicono che è tutto sotto controllo quindi: state calmi.

A ben guardare l’aumento dei tassi con il relativo crollo dei valori dei titoli a reddito fisso non potrebbe essere digerito da nessuna banca e da nessun sistema finanziario di qualunque parte del globo. Quando, ad esempio, all’indomani della sua elezione, la attuale presidente della Bce per errore fece credere che i tassi potessero essere lasciati a se stessi, produsse con una frase di pochissime parole e in tempo reale uno sconquasso che si riuscì a contenere solo con un poco decoroso quanto tempestivo dietro font. Quindi di aumentare i tassi non se ne può parlare: il rischio è elevatissimo.
Però i tassi bassi che hanno salvato le classi politiche di molti stati hanno favorito anche la crescita dei debiti ormai oltre ogni possibile sostenibilità: quindi i tassi bassi salvano le banche ma anche gli stati; che oggi sono quasi tutti della congrega di sinistra. Una intesa mondiale? Silente ma chiara? Molto probabile, ma si tratta dei soliti imbroglietti di certe categorie di faccendieri super blasonati; ma c’è un dettaglio che può far andare tutto a rotoli: i tassi bassi stimolano anche i debiti privati specie dei finanzieri-speculatori che hanno rivolto la loro attenzione su alluminio e rame, metalli rari e petrolio,….e chi più ne ha più ne metta. Che così sono rincarati velocemente.

Si paga un tasso di interesse dell’uno per cento annuo mentre l’alluminio nello stesso anno è raddoppiato. Quindi è una inflazione da costi (anche se potrebbe apparire da domanda) che impoverisce ancora di più il consumatore risparmiatore.
Quindi se i tassi di interesse non salgono quei prezzi saliranno sempre più vertiginosamente portandosi dietro il resto dell’economia (che apparirà in salute con il Pil in aumento ma non è vero: è solo questione di prezzi gonfiati); ma se salgono i tassi Stati e banche si scoprono in bancarotta! Esiste una soluzione? Nessuno lo sa. Questo è il punto: nessuno sa che pesci prendere e quindi si prende tempo.
La questione è di competenza che non c’è. I grandi tecnocrati stanno per fare bancarotta proprio perché non sufficientemente preparati a fronteggiare questa situazione.

Da sempre sosteniamo che esiste un solo modo per impostare la finanza del futuro: serve un titolo pubblico (ma non necessariamente) a rendimento fisso attorno al 2%, irredimibile, trasferibile, senza fiscalità; che sostituisca progressivamente gli attuali titoli virtuali non più in grado di reggere il mercato…  semplice, nessuno paga, tutti guadagnano soldi e stabilità e si rilancia l’economia.
Lo faranno mai? No, per ragioni inconfessabili.
Quindi ne vedremo delle belle e i risparmi di centinaia di milioni di persone evaporeranno o rischieranno di evaporare come già è parzialmente accaduto con la sottoremunerazione del risparmio stesso e la crescita della inflazione.
Fino a quando si possono prendere in giro i risparmiatori? Non si sa, per il momento non ci resta che sperare che quei risparmiatori conservino la calma.

Canio Trione