Quale è il programma di questo governo?

Ci si chiedeva ai suoi esordi quale potesse essere il “programma” di governo dell’attuale presidente del Consiglio. Vorrà verificare che i soldi provenienti dall’Europa venissero spesi presto e bene (cioè in modo conforme ai desideri dei finanziatori); pensavamo ingenuamente credendo che la questione finanziaria ed economica fosse centrale nella scelta del nostro super Mario a quello spinosissimo ruolo. Erano solo congetture le nostre, non disponendo di una dichiarazione ufficiale o di un documento che attestasse in modo formale gli intendimenti del nuovo esecutivo; se non alcune vaghe esternazioni di circostanza.

Con il passare del tempo sembra che i Ministri si siano appassionati invece alla questione sanitaria. Pur coscienti di un crescente scontento e totalmente prescindendo da questo, si procede nella attuazione di un percorso talmente preciso e prevedibile da potersi supporre quasi preordinato da tempo o dettato da altri. Varianti del virus che spuntano ad ogni piè sospinto che si attribuiscono alle categorie ancora poco vaccinate… o intere regioni un po’ refrattarie alle disposizioni sanitarie poste sotto stretta osservazione, o cittadini incaricati di sorvegliare altri cittadini togliendo loro la paga se non rispettano i desiderata sanitari del governo. Il tutto per aggirare la insopprimibile libertà di terapia.

Nel contempo fino ad oggi le previsioni dei famigerati complottisti si sono avverate con una precisione anche questa sospetta. Ci chiediamo: come potevano sapere? Non sarà che anche questi sono espressione di interessi non chiari? Magari opposti ad altri che per il momento sono prevalenti?
La nebbia più fitta avvolge l’Italia come fu negli anni di piombo.
Ma se un partito qualunque per presentarsi alle elezioni deve chiedere il consenso elettorale su un programma che per legge deve essere ufficialmente depositato e quindi reso pubblico, come mai un intero governo (e non è il primo) opera senza che si sappia dove vuole andare né, tanto meno, e senza che si sia esposto ad un dibattito? I meccanismi che garantiscono l’applicazione delle leggi dove sono finiti? Può un governo andarsene per i fatti suoi facendo totalmente a meno del consenso?

I governi dei migliori, dei supertecnici, dei più “simpatici” o comunicativi, portano facilmente a dividere le società tra i pochissimi bravi (che in realtà sono autoreferenziali) e la maggioranza che si vorrebbe siano meno bravi, e addio democrazia. Confermando l’antico adagio che recita che la libertà e la democrazia sono beni che ogni generazione deve conquistarsi… ogni volta come fosse la prima.

Canio Trione