È il momento di considerare l’animale maltrattato vittima
Ha suscitato molto clamore la notizia relativa ai fratelli Bianchi, accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, secondo la quale nei loro cellulari sarebbero state trovate immagini che mostrerebbero i due agire atti di crudeltà nei confronti di animali indifesi, uccisi per gioco e per divertimento. La LAV ha depositato, giustamente, una denuncia alla Procura della Repubblica di Velletri con la quale chiede che i due siano mandati a giudizio anche per il reato di uccisione e di maltrattamento di animali.
La scoperta di questi video ha creato un moto di sdegno con seguito di commenti che sottolineano il rapporto tra violenza contro gli animali e violenza contro le persone, come se fosse un dato nuovo, una novella scoperta scientifica che illumina definitivamente la questione.
In realtà l’idea di un legame tra la violenza esercitata a danno di umani e la violenza contro gli animali non è nuova. Fin dall’antichità filosofi, scrittori, studiosi e ricercatori hanno teorizzato e parlato di tale collegamento. Del resto, la saggezza comune ritiene che se qualcuno tratta male gli animali sarà propenso a trattare male anche le persone. Questo concetto ha accompagnato gran parte del pensiero occidentale che ha analizzato la condotta degli uomini nei riguardi degli altri animali e le conseguenze etiche, sociali e giuridiche che ne derivano. La stessa normativa sulla tutela penale degli animali del nostro Paese – Dei delitti contro il sentimento per gli animali – affonda le radici nella visione secondo la quale il maltrattamento di animali è scuola di crudeltà per gli uomini, in ossequio all’assunto che occorre vigilare sugli abusi a danno di animali per prevenire quelli agiti nei riguardi degli umani. Manco a dirlo, pura visione antropocentrica e specista che lascia trapelare chiaramente che la preoccupazione non è tanto per la vittima animale quanto per quella umana: gli interessi della specie umana sono anteposti a quelli delle altre specie anche solo per la mera possibilità che da una condotta a delinquere a danno di animali vi possano essere conseguenze a danno degli uomini. Fortunatamente è intervenuta la Cassazione a mettere nella giusta direzione la cosa: gli animali sono essere senzienti e vanno protetti nella loro integrità psicofisica.
Resta il fatto che, in un’ottica antispecista, il maltrattamento di animali è pericoloso socialmente a prescindere delle conseguenze che ne possono derivare per l’uomo, poiché mette in pericolo e offende i diritti di un componente di una comunità intesa come non limitata alla specie umana: gli animali, appunto. La pericolosità va valutata per il danno fatto alla vittima animale.
Nella visione antispecista, nel concetto di società, di comunità sociale, entrano a pieno titolo anche gli altri animali, e, nel momento in cui vengono colpiti gli interessi di uno di essi, viene offesa innanzitutto la vittima animale, ma anche l’intera società. Ma, cosa più importante, viene offeso un essere senziente nella sua integrità psicofisica, nei suoi interessi individuali e di specie, nella sua capacità di “sentire se stesso”, di “rappresentarsi” e di rapportarsi con ciò che lo circonda.
Ogni 58 minuti in Italia, come riportato dal Rapporto Zoomafia 2021, viene denunciato un reato a danno di animali, e questo dato rappresenta solo una minima parte dei reati realmente consumati. Migliaia di vittime silenziose. C’è da chiedersi perché una valanga quotidiana di tale sofferenza, violenza, crudeltà passi perlopiù inosservata, senza suscitare clamore, mentre il ritrovamento di immagini violente apre il dibattito. Una risposta la possiamo trovare in Arthur Schopenhauer quando sentenziava sul “cattivo argomento secondo cui la crudeltà verso gli animali conduce alla crudeltà verso gli uomini; come se soltanto l’uomo fosse un oggetto diretto di dovere morale e l’animale soltanto un oggetto indiretto in sé essendo niente altro che una cosa!”.
Finché continuiamo a considerare i crimini contro gli animali meritevoli di attenzione solo perché prodromici alla violenza tra umani, non vi sarà nessuna reale e concreta valorizzazione dei diritti animali.
È il momento di considerare l’animale maltrattato come vittima e di attuare politiche giudiziarie ispirate a tale principio. Questo, per noi, è il bene da tutelare, prima di ogni altra considerazione.
Ciro Troiano