Da ippopotami della cocaina a persone

«Un giorno mio padre tornò dalla tenuta Veracruz, di proprietà dei fratelli Ochoa Vásquez, con l’idea di avere un suo zoo. I fratelli avevano costruito un bel posto nel comune di Repelón, dipartimento di Atlantico, con tanti animali esotici che hanno affascinato mio padre. Alla tenuta dei fratelli Ochoa è stato diverse volte per chiedere come fare per mettere su uno zoo e ha capito che la sopravvivenza degli animali dipendeva dell’habitat in cui si sono insediati. Per chiarirsi le idee sulla questione ha comprato i libri della National Geographic Library e ha esaminato il clima della zona e selezionato le specie animali che si sarebbero potute adattare lì».

Così Juan Pablo Escobar, figlio di Pablo, racconta nel suo libro la nascita dello zoo di Escobar di Napoles. «L’idea di avere il suo zoo – continua Juan Pablo – iniziò a prendere forma nel 1981, quando mio padre ha viaggiato per la seconda o terza volta negli Stati Uniti con me e mia madre. Settimane dopo, un suo collaboratore gli disse che aveva contattato i proprietari di uno zoo di Dallas, in Texas,  i quali avevano catturato gli animali in Africa e li stavano portando negli Stati Uniti. Eccitato, mio ​​padre ha organizzato un nuovo viaggio con tutta la famiglia. Quando siamo arrivati ​​a Dallas mio padre era incredulo per la varietà di animali trovati in quel posto e non ha avuto remore a salire dopo pochi minuti sul dorso di un elefante. Senza dubitare per un secondo, ha negoziato con i proprietari dello zoo e ha pagato due milioni di dollari in contanti e ha preso accordi per mandare a prendere nel giro di poco tempo gli animali».

La storia che lega narcotrafficanti, mafiosi e simil schifezze è ricca di cronache simili. La passione malsana di avere animali esotici, pericolosi, rari accomuna il modus pensandi di questi criminali.

Tra i tanti animali presi da Escobar, furono importati anche tre ippopotami femmina e un maschio che si ambientarono molto rapidamente nella sua tenuta di oltre duemila ettari. Dopo la morte del boss, avvenuta nel 1993, gli ippopotami furono abbandonati nella tenuta e il loro numero è andato aumentando, fino a cifre imprecisate, dai 65 agli 80 individui. Alcuni di essi sono stati trasferiti in altre strutture, altri vennero liberati in un fiume. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Biological Conservation, le previsioni di crescita sono esponenziali con il superamento di quota 1.500 entro il 2035 e questo rappresenterebbe una minaccia per la biodiversità. Lo studio prende in considerazione anche l’abbattimento di individui per contrastare le nascite incontrollate. Solito modo semplicistico di risolvere il problema, ne sappiamo qualcosa in Italia con i cinghiali e, ultimamente, con gli scoiattoli grigi… La proposta di abbattere gli ippopotami, però non è condivisa dalla popolazione locale che considera questi animali una attrazione turistica e quindi una risorsa economica. Le sterilizzazioni fatte sono poche: si tratta un procedimento complesso e molto costoso, ma di sicuro non impossibile.

Ora i “cocaine hippos”, come vengono chiamati i discendenti degli ippopotami di Escobar, grazie ad un’ordinanza di un Tribunale federale Usa sono considerati legalmente “persone portatrici di interessi” con propri diritti negli Stati Uniti. Questa decisione è stata presa nell’ambito di una causa indetta dall’Animal Legal Defense Fund contro il governo colombiano circa la possibilità di abbattere gli ippopotami e le modalità di sterilizzazione attuate. È la prima volta che animali vengono dichiarati persone giuridiche negli Stati Uniti. Questa decisione però non avrà effetti immediati sulle decisioni del governo colombiano: secondo gli esperti di diritto la sentenza non ha valore a Bogotà.

Bella rivincita per gli ippopotami: da strumenti degli schiribizzi del boss a persone giuridiche.

Ciro Troiano