Ma quando è iniziato il declino italiano?
Alle volte vien fatto di chiedersi quando è veramente finito il miracolo economico italiano e quando è cominciato il nostro declino? E, quel che più conta, quando e se finirà questo declino.
Era il 1978, tra marzo e settembre accadono i seguenti fatti: rapimento ed uccisione del Presidente della Democrazia Cristiana il pugliese Aldo Moro, morte degli ultimi due papi italiani, destituzione del Presidente della Repubblica il napoletano Leone e sua sostituzione con un socialista, firma dello Sme. Lo Sme (il Serpente monetario europeo) prevedeva che la lira non dovesse svalutarsi oltre un certo limite pattuito; cioè gli esportatori tedeschi e del resto del mondo non dovevano essere danneggiati oltre un certo limite mentre gli esportatori italiani non dovevano essere favoriti oltre quel limite. Per fare questo la Banca d’Italia doveva intervenire offrendo marchi in cambio di lire cioè riducendo il valore dei marchi utilizzando le riserve valutarie a sua disposizione. A suggello di tutto ciò si pensò di affidare la banca centrale italiana ad un toscano, un certo Ciampi.
Finiva l’indipendenza della nostra politica economica.
Da allora per difendere la lira (cioè per sopravvalutarla a vantaggio degli stranieri e a danno dell’economia italiana) si sono tenuti alti i tassi di interesse e si sono accresciuti i debiti. Debiti che non finiranno mai e che zavorrano le nostre imprese e famiglie per sempre. Come mai è stato firmato un Trattato così sballato? Sballato anche sul piano strettamente tecnico? Non ci dilunghiamo su questo tema in questa sede, ma continuiamo a seguire il corso degli eventi.
Questa ulteriore intromissione dello stato nell’economia ha prodotto varie svalutazioni negli anni ’80, fino a quella del 1992. La svalutazione della lira del ’92 produsse l’annullamento delle riserve valutarie e l’impiego delle riserve auree. Lo stesso giorno di quella svalutazione (che si tradusse in uscita della lira dallo Sme ormai non più sostenibile) il Parlamento -in sinistra coincidenza e quasi senza dibattito- veniva chiamato a ratificare il Trattato di Maastricht e cioè la introduzione di un regime di cambi fissi che si sarebbe formalizzata nell’uso in Italia di una moneta straniera -e precisamente europea- per rendere definitivo il meccanismo di sopravvalutazione della moneta usata in Italia e sottovalutazione di quella usata in Germania; cioè si applicava a tutta l’Europa che aderiva all’euro la politica di danno sistematico attraverso il controllo del cambio, applicata all’Italia fino ad allora e che l’aveva rovinata.
Come nel settembre ’92 la sterlina uscì dallo sme per non rientrarvi, così poi il Regno Unito deciderà di uscire dall’Europa Unita. Così come faranno certamente altre economie.
La gente comune percepisce che dietro l’euro c’è una qualche fregatura ma percepisce altresì che uscirne comporterebbe pestare i piedi a dei mammasantissima che nel frattempo e grazie ai nostri sacrifici e rinunzie si sono resi potentissimi.
Ritorneranno mai i tempi del miracolo economico? No, mai più debiti e recovery, quantitative easing e tassi di interesse negativi sono quel filo di ossigeno necessario per mantenere in vita quella parte di economia (le grandi imprese e il bilancio pubblico) legata allo stato e che è il sostegno di questo sistema antitaliano. Il resto dell’economia italiana, cioè le pmi che sono l’economia reale, è e rimarrà allo sbando privo di rappresentanza e di peso politico.
Il sud in questo è da sempre in trincea e subisce il danno maggiore. Solo al sud può sorgere la nuova alba che illuminerà tutti. Diversamente le tenebre della dittatura economica, finanziaria, bancaria, politica, sanitaria, amministrativa, burocratica, fiscale, e chi più ne ha più ne metta, prevarranno sempre. Senza alcuna speranza.
Canio Trione