Il mostro mite (parte II)
… Già nel 1835, con visione profetica, Alexis de Tocqueville, uno dei fondatori della sociologia e uno dei più importanti studiosi del pensiero liberale, nella sua opera “La democrazia in America”, preconizzava con lucida visione quanto sta accadendo. Anche se si sbagliò solo sul soggetto che avrebbe realizzato simile “sorridente” tirannia: non un sovrano accentratore bensì un’invasiva potenza culturale, mediatica, economica e finanziaria, cioè l’Arcicapitalismo. In un passo che l’Autore Raffaele Simone trascrive, de Tocqueville dice: “[…] Vedo un folla innumerevole di uomini simili e uguali che girano senza tregua su se stessi per procurarsi piccoli piaceri volgari, con cui si appagano l’anima. Ciascuno di loro, preso da canto, è come estraneo al destino di tutti gli altri […]”. Alle spalle dei singoli “[…] s’eleva un potere immenso e tutelare, che s’incarica solo di assicurare il loro godimento e di vegliare sulla loro sorte. E’ assoluto, minuzioso, regolare, preveggente e mite. Somiglierebbe alla potestà paterna, se, come questa, puntasse a preparare gli uomini all’età virile; ma questo cerca solo, invece, di fissarli irrevocabilmente nell’infanzia; vuole che i cittadini se la godano, purché non pensino ad altro che a godersela. Lavora volentieri alla loro felicità, ma vuol essere di questo l’unico agente e il solo arbitro; si cura della loro sicurezza, prevede e assicura i loro bisogni, facilita i loro piaceri, conduce i loro affari principali, dirige la loro industria…”. In questo modo, il sovrano “[…] rende meno utile e più raro l’uso del libero arbitrio; […] non spezza le volontà: le rammollisce, le piega e le dirige; raramente obbliga ad agire: si oppone senza posa a che si agisca; non distrugge: impedisce di nascere; non distrugge: disturba, comprime, snerva, spegne, rende sciocchi, e infine riduce ogni nazione a esser solo un gregge di animali timidi e industriosi, di cui il governo è il pastore”.
Come osserva l’Autore, se nella potente ascesa del Mostro Mite la Sinistra ha la sola colpa indiretta di non averla prevista e quindi di non avere saputo opporvisi con una rinnovata ed efficace cultura antagonista, nel proprio lento ma inesorabile declino invece ha dirette e gravi colpe. Non potendo opporsi allo “Zeitgeist”, allo spirito del tempo, la Sinistra con opportunismo vi si è adeguato. Intanto perché essere di Sinistra è divenuto molto scomodo, per i tragici trascorsi storici del Comunismo, che la Neo Destra non cessa di ricordare mediaticamente ad ogni occasione; per cui, con grandi sensi di colpa, la Sinistra tenta di farli dimenticare con proposte politiche alternative ma prive di spessore, che hanno fatto affievolire sempre più gli originali ideali fondanti della Sinistra. Essa in tal modo ha finito col disinteressarsi della sua principale base elettorale: la Classe Operaia, che esiste ancora, quantomeno sindacalmente (anche se non si osa più chiamarla così, per evitare di evocare ideologie ritenute superate e di cui vergognarsi), ma avendo perso la sua più naturale rappresentanza politica, ha disperso in mille rivoli la sua compattezza. Non di rado essa vota coalizioni di Destra che quantomeno rappresenta, molto illusoriamente, i suoi desideri di riscatto sociale ed economico, erroneamente identificati nel potenziale divenire consumatori di beni sapientemente propagandati come accessibili ascensori sociali. Cosicché la Classe Operaia è diventata poco visibile, anche mediaticamente in un’epoca dove “l’apparire” sui media è condizione e suggello d’esistenza, e soprattutto è rimasta poco difesa. La Sinistra italiana ormai da più un decennio si identifica ideologicamente col centro, ma leggermente spostato a sinistra, e così pudicamente si fa chiamare Centrosinistra, essendosi mescolata e fusa con elementi ideologici e fisici della ex Democrazia cristiana. In tal modo, difficilmente dice e fa “cose di sinistra”.
A tal proposito riporto un brano dell’Autore: “I fenomeni che ho descritto […] sono altrettanti poderosi fattori di contrasto e di disorientamento per la mentalità di sinistra. Avvolgono gli abitanti del pianeta dominato dal Mostro Mite come una resina trasparente, che li stringe e intorpidisce pur senza essere visibile, ne orienta i comportamenti e le rappresentazioni, ne modella le speranze e i desideri. Come si vuole che una folla distratta dal desiderio di consumare, sviata da continui urti alla capacità di distinguere tra reale e fittizio, sollecitata da moventi egocentrici e vagamente sopraffattori, inceppata nelle sue immaginazioni di futuro, si possa concentrare davvero su qualcosa che somigli agli «ideali della sinistra»?”. Questi hanno un’aria rinunciataria, rigorosa, persino uggiosa; invece le facce del Mostro Mite alimentano la festosa attesa in una crescita indefinita e senza intoppi, che le ombre della catastrofe, pur profilandosi sullo sfondo, non devono appannare…”.
L’Autore infine tratta due quesiti cari ai temi classici della teoria politica, e cioè se il mondo è intrinsecamente di Destra e quali tratti la caratterizzano. Sulla seconda la maggioranza è concorde nell’asserire che ciò che principalmente la caratterizza è la difesa delle differenze. Una volta caratterizzata si può avviare una discussione sulla naturalità dell’uomo a essere di Destra, sulla facilità quasi fisiologica di appartenervi. L’Autore poi elenca i postulati che definiscono l’ideologia della Destra: la superiorità, la proprietà, la libertà, la non intromissione dell’altro e la superiorità del privato sul pubblico. Tutto l’opposto di quelli enunciati da Rousseau. Effettivamente, rinunciare alla piena affermazione personale per lasciare spazio agli altri è innaturale. I bambini che ancora non hanno avviato alcuna mediazione ed elaborazione culturale, mostrano naturalmente atteggiamenti egocentrici, possessivi ed esibitivi. Sicuramente essere di Destra è più facile che il dovere rinunciare per gli altri; tant’è che le apostasie avvengono quasi tutte da Sinistra verso Destra e raramente viceversa. Essere autenticamente di sinistra richiede tanti sforzi e rinunce, e oggi accade a pochi. E’ necessario innanzitutto un reale percorso interiore, ma senza assurde pretese di superiorità morali o, ancora peggio, di improbabili ruoli messianici: pretese che in passato hanno caratterizzato taluni antipatici e pericolosi atteggiamenti, più “sinistri” che di Sinistra. La crisi di inizio anni ’90 non è stata colta per rilanciare una nuova, più realistica e convincente idea di Sinistra; potrebbe e dovrebbe servire l’odierna.
Negli ultimi anni è stata fatta passare l’idea che le ideologie sono scomparse, che Destra e Sinistra sono solo concetti desueti e disutili sulla via della globalizzazione e della crescita economica infinita, sacrificabili e già sacrificati sull’altare dei vari PIL del mondo. Personalmente penso invece che esse sono indefettibili categorie naturali dell’animo umano che si evolvono all’interno del contesto familiare e sociale nel quale nasce e si formano gli individui.
Raffaele Simone conclude il suo saggio così: “Alle forze della sinistra spetta ora, all’inizio del secolo XXI, un compito tremendo: consapevoli dell’orizzonte della globalizzazione, impegnarsi a cercare senza posa nuovi contenuti all’altezza dei tempi, capaci di riempire di forme moderne l’involucro ormai quasi vuoto su cui è ancora scritto «Sinistra». Dovrebbero, insomma, inventare di continuo nuovi buoni motivi per stare (e restare) a sinistra. E’ un compito terribilmente difficile, ma se non ci si prova il destino è già scritto. Il tempo che rimane è molto poco.”
Angelo Lo Verme