La BCE e i tassi? Un rompicapo

La BCE dichiara per l’ennesima volta che una stretta monetaria sarebbe inutile e controproducente. Lo dice la sua Presidente perché ritiene che l’inflazione che stiamo vivendo sia dovuta a strozzature produttive e quindi si tratta di fenomeno transitorio. Invece lei sa, diciamo noi, che è suo dovere contrastare l’inflazione senza fare strani ragionamenti ed interpretazioni; sa, insistiamo, che forse sbaglia per i tanti segnali di stabile rincaro di materie prime le cui produzioni non si possono allargare significativamente in breve tempo. Ma dice e ripete che serve stare tranquilli, andrà tutto a posto.

Di contro l’uscente numero uno della banca centrale tedesca ripete che prima o poi l’espansione della massa monetaria e la modestia dei tassi dovranno cedere il passo a maggiore ortodossia monetaria. Peraltro la BCE esiste proprio perché i tedeschi memori delle loro disavventure degli anni ’20 e della allegria finanziaria degli anni ’70 (con l’Italia in testa) avevano preteso che la nuova Banca Centrale avesse solo questo scopo senza discrezionalità; diversamente non avrebbero mai rinunziato alla propria vecchia e gloriosa Banca Centrale ai suoi metodi ritenuti virtuosi più di tutti gli altri.

I fatti in realtà danno ragione al tedesco che da gennaio aveva messo in guardia dall’attuale infiammata inflazionistica. Ma il banchiere tedesco non può non sapere che una modifica anche solo di un capello all’attuale strategia della BCE farebbe venire giù nell’ordine: valore dei bond pubblici, banche, imprese; inclusi i tedeschi. Inoltre non si può nascondere che questa inflazione fa salire il Pil reale e nominale a beneficio anche della Germania che forse è il maggior beneficiato.

Quindi siamo in un bel pasticcio. Si sapeva da tempo che la massa monetaria mondiale avrebbe scatenato i prezzi e siamo tutti in attesa di sapere come i potentissimi intendono fare per cavarsela. Sembra che faranno solo guai; solo il tempo ce lo dirà.
Dietro le istruzioni si sa vi sono gli interessi delle lobby. Nel nostro caso quelle lobby sono le grandi banche internazionali che non pensano agli interessi collettivi ma solo ai propri. Ma la cosa è complicata anche per loro: se i tassi salgono tutte le blasonate banche potrebbero quasi certamente fare la stessa fine della Lehman. Se però sale l’inflazione le loro faraoniche attività perderebbero di valore reale. Non se ne esce come la fanno rimediano le ossa rotte! Probabilmente hanno scelto la seconda opzione meno traumatica magari riservandosi di aumentare i tassi a poco a poco ad inflazione salita fra qualche trimestre; in ogni caso se così è e nulla fa pensare il contrario, noi gente comune porteremo a casa tre vittorie storiche: la prima è la capitolazione dell’Idea teutonica del rigore, delle lacrime e del sangue a favore della prassi mediterranea della finanza allegra e gioiosa. La seconda è togliere di mezzo questa manna delle Banche centrali che accorrono in favore delle Banche commerciali e dei governi amici senza per nulla considerare la gente comune e la economia reale. Il terzo è il ridimensionamento anche drastico dello strapotere della finanza internazionale a favore dell’economia reale.. magari anche con un sensibile accrescimento dei profitti per le PMI e gli stipendi per gli operai.

Certamente la cosa non avverrà senza terremoti socio economici di notevolissima entità. Per esempio il risparmio già falcidiato dall’attuale inflazione sarà ancora più danneggiato forse come non mai nella Storia in tempo di pace. Le stesse PMI dovranno fronteggiare rincari mai visti che il mercato potrebbe non accettare.
Naturalmente servirebbe una politica consapevole di tutto ciò… ma questa è un’altra storia specie in Italia preda del perbenismo conservatore di politici che galleggiano in ogni stagione senza avere la pur minima idea di quanto accade e, tanto meno, del da farsi…

Canio Trione