Sleepy Joe e le sue uscite infelici. Fossero solo quelle
Abbiamo sempre avuto l’impressione che la guerra in Ucraina non fosse la guerra Russia/Ucraina ma quella Biden/Putin; non un conflitto di territorio bensì di identità.
Papa Francesco appare indispettito e si sbilancia: “I potenti decidono, i popoli soffrono”.
Questi potenti non sono certo le Nazioni e i loro popoli ma quei personaggi, dittatori di nome o di fatto, presenti di qua e di là, che pretendono di decidere per tutti: di queste persone ne abbiamo tutti abbastanza.
Siamo abituati alle narrazioni ufficiali: di qua i buoni, di là i cattivi.
Poi, si viene a sapere che il territorio russo era circondato da laboratori di ricerca sui patogeni da usare come armi bio; addirittura 30 nel solo territorio ucraino.
Si viene a sapere che il figlio di Biden, Hunter, è nei guai per averne garantito i finanziamenti; non si sa quanto e come sia coinvolto… ma lo si può agevolmente immaginare dato che “but business is business”.
Sarà vero? Inutile prendere posizione; inutile essere coinvolti in una sicura polemica fra opposte fazioni, fra loro intolleranti e belligeranti senza che, tuttavia, abbiano entrambi notizie certe. Ci basti pensare che la pandemia ha scoperto tutti i nostri nervi e siamo molto preoccupati per la nostra sicurezza. Non servono smentite e contro smentite dei media: creano solo confusione e valgono men che zero; vogliamo la verità, sapendo che, quando si parla di qualcosa, qualche minuscola verità è sotto le coperte.
Certo, la Ucraina non avrebbe dovuto essere invasa perché tutte le guerre portano distruzioni al territorio e povertà al popolo.
Ma, tuttavia, ci chiediamo, perché questa guerra inattesa? Questa Ucraina, da quando è venuta così prepotentemente alla ribalta? Come mai è così importante, se ognuno di noi, a malapena, ne conosceva la posizione geografica? Allora, il dubbio diventa legittimo: non c’è solo espansione territoriale; al solito, gatta ci cova.
Sappiamo però, con certezza, che c’è lo zampino dei sopracitati “potenti di Francesco” sempre in cerca di dominare tutto ciò che può essere dominato: territori e popoli. Per accumulare sempre più ricchezze e potere. La gente non c’entra nulla ma è quella che va al macello.
Se Putin è un dittatore pazzo e imperialista, dall’altra parte sappiamo bene cosa sa fare la CIA statunitense.
In mezzo, ci sono i popoli occidentali e quell’ameba della Unione Europea che si industria a non perseguire una unità reale da Stati Uniti d’Europa, così frantumata in un arcipelago che sta perdendo, per forza di cose, l’identità, la cultura, la sua storia, la libertà, la sovranità.
Essa UE si accontenta di rimanere una semplice unità monetaria; perciò, è asservita e alla mercé dei giochi della vorace finanza internazionale, che tutto distrugge e appiattisce, dalla economia reale alla società civile.
Ogni tanto, la UE sconfina dalla originaria natalità monetaria e approda, con aggiuntivi trattati, burocraticamente demenziali, in altri comparti.
Un esempio è la “Difesa” (ricordate il recentissimo accordo sul 2% delle spese militari?) senza capire che, prima di pensare alla spesa, sarebbe necessaria condividere una strategia politica, appunto da Stati Uniti d’Europa.
Accordi che appaiono un asservimento ai soliti potenti d’oltre oceano che non si capisce come mai stanno ancora qui, dopo 60 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale.
Ci stanno per “tuficchiare”! Ovviamente. L’Ucraina è un colorito e tragico esempio.
Ma dobbiamo essere ottimisti.
Possiamo essere tutti d’accordo che l’Europa non ha alcun interesse ad una guerra ai propri confini. Anzi, è opportuno osservare che gli interscambi Europa/Russia sono andati ben oltre quello che ci si potrebbe attendere da due entità che nutriscano una reciproca diffidenza. Le imprese europee (basti Auchan, Leroy Merlin, Decatlon etc.) che operano in Russia e viceversa, gli interessi russi in Europa, la collaborazione energetica che non è stata sorprendentemente interrotta, gli scambi culturali etc. erano spie di un processo d’integrazione europea (in senso lato). Una Eurasia da Lisbona, sull’Atlantico, a Vladivostok, sul Pacifico, avrebbe potuto essere il coronamento di una progressiva integrazione di popoli simili. È questo che infastidiva Biden?
Ma qualcosa è accaduto: e tutti noi non sappiamo cosa. Una guerra che covava sotto le ceneri, con un Zelensky particolarmente equivoco; causa principale della guerra. Un qualunque politico da strapazzo avrebbe capito che mantenere l’equilibrio e optare per la neutralità, da cuscinetto, sarebbe stata la migliore strategia politica, foriera di benefici per il suo paese. Ma quello è un comico, per quanto resiliente, e le attitudini non si cambiano tanto facilmente. Ha ceduto alle lusinghe e, forse, a qualcos’altro di più consistente.
Ma perché dobbiamo essere ottimisti? Perché la visita di Sleepy Joe a Varsavia si è rivelata per lui un vero boomerang.
Quali frasi ha, infatti, detto Biden?
Al popolo russo: “Le vostre azioni non sono quelle di una grande potenza, Putin vi ha tagliato fuori dal mondo”. Neanche un comico avrebbe pronunciato una frase simile per non svegliare un sempre presente orgoglio nazionale.
Alla stampa internazionale: “Putin non può restare al potere… è un macellaio”. Frasi che si aggiungono alle definizioni di killer e criminale di guerra. Un Presidente degli USA che si esprime così nel bel mezzo di una faticosa e lunga trattativa di pace. Da rimanere allibiti!
A Zelensky: tante promesse, ma nulla di concreto. Il che, pensiamo, abbia aperto gli occhi al presidente ucraino che, ora, dovrebbe avere il senno di dover procedere dritto verso una equilibrata trattativa di pace.
Immediatamente, dopo le parole di Biden, sono scattate ritrattazioni, smentite, dissociazioni, commenti, avvertimenti da Mosca.
Il primo è stato Zelensky che, laconico, ha commentato rivolto all’Occidente: “Aspettate i carri russi? L’Occidente codardo, da un mese pensa su invio aerei”; poi, ha inviato un messaggio a Putin rendendo la disponibilità alla neutralità.
Il secondo è stato Macron, nel ruolo di Presidente di turno della Unione Europea, che si è dissociato, con forza, dalle espressioni di Biden.
Così come Charles Michel, presidente del consiglio europeo; Josep Borrel, affari esteri e politica della sicurezza della UE; fino a Richard Haass, ex diplomatico USA: “Parole di Biden pericolose” e a Liz Truss, ministro degli Esteri di Londra: “le sanzioni possono essere revocate se Mosca ritira le truppe”.
Parola d’ordine: colloqui e diplomazia. Forse la UE, qualcosa, ha capito. Forse ha capito che gli USA non sono più quelli di una volta. A forza di esportare democrazia quelli sembra che ne siano rimasti senza! Ora c’è solo “multinazionali e globalizzazione”.
Intanto USA e Canada incassano commesse miliardarie, esponendo un atteggiamento solidale da leccarsi i baffi, per la fornitura di petrolio e gas all’Europa; un 10% della fornitura russa, una inezia.
E intanto, per noi, le bollette diventano sempre più salate, la ripresa attesa diventa recessione, la povertà dilaga, la economia reale è asfittica e il popolo non sa più a che santo votarsi.
Antonio Vox – Presidente Sistema Paese – Economia Reale e Società Civile