La mala dei combattimenti tra cani
Il 26 marzo, i poliziotti del commissariato di Canicattì (AG), guidati dal dirigente Francesco Sammartino, hanno effettuato un blitz per fermare un combattimento tra cani in contrada Garziano. Venticinque le persone denunciate, fra cui due minorenni e persone provenienti da altre province e regioni. Trenta i poliziotti intervenuti con l’ausilio di un elicottero. Erano in programma tre incontri, e al momento del blitz uno dei due cani era gravemente ferito. Si tratta di una delle operazioni di contrasto ai combattimenti tra animali più significative degli ultimi anni, che ha riacceso i riflettori su un fenomeno criminale sovente sottovalutato.
I combattimenti tra cani rappresentano una realtà criminale diffusa e preoccupante, per questo occorre vigilare, perché si tratta di un fenomeno socialmente pericoloso che miete numerose vittime animali, con un forte potenziale criminale, che non deve essere sottovalutato. Purtroppo, le operazioni di contrasto sono rare, basti vedere gli ultimi dati disponibili: nel 2020, non sono state registrate importanti inchieste o operazioni di contrasto, complice, forse, anche la particolare situazione dovuta all’emergenza sanitaria. Tuttavia, in operazioni diverse, è stato registrato un arresto, sono stati sequestrati diversi pit bull e denunciate a diverso titolo quattro persone. La diminuzione delle attività di polizia giudiziaria non corrisponde, in realtà, ad una riduzione dell’attività criminale che continua e che da tempo ha trovato nuovi canali organizzativi, come pagine e gruppi sui Social. Negli anni scorsi sono state portate a termine diverse inchieste che hanno dimostrato come i gruppi criminali dediti alle lotte clandestine siano diramati su tutto il territorio nazionale e facciano un uso spregiudicato dei social. Molti di questi gruppi utilizzano Internet per fissare incontri, organizzare i combattimenti, pattuire scommesse, comprare e vendere cani.
Dal 1998 fino al 2020 compreso sono stati sequestrati circa 1290 cani e 120 galli da combattimento. 526 le persone denunciate, comprese 17 arrestate. Almeno 3 i combattimenti interrotti in flagranza. I reati correlati vanno dallo spaccio di sostanze stupefacenti all’associazione per delinquere, dalla violazione di domicilio al furto di energia elettrica, dall’invasione di terreni alla ricettazione degli animali.
Gli scenari sono quelli di illegalità, degrado, criminalità diffusa. Vittime non solo i cani combattenti e gli animali usati nelle lotte o nell’addestramento, come gatti, cinghiali o altri cani che fungono da sparring partner, ma anche galli: negli scorsi anni sono stati registrati anche combattimenti tra galli e non solo nell’ambito di comunità straniere.
I combattimenti tra animali sono un fenomeno complesso che coinvolge soggetti diversi: i casi più diffusi fanno capo a delinquenti locali, teppisti di periferia, sbandati, allevatori abusivi e trafficanti di cani cosiddetti “da presa”. Non mancano però casi riconducibili alla classica criminalità organizzata: esiti giudiziari hanno accertato il coinvolgimento di elementi appartenenti alla camorra, alla sacra corona unita, al clan Giostra di Messina e ad alcune ‘ndrine.
Nelle prossime settimane inizierà ad Imperia un importantissimo processo nato da un’articolata inchiesta condotta magistralmente dalla Squadra Mobile di Imperia nel 2015. Inquietanti lo scenario e i particolari emersi: addestramenti duri, con pesi al collo, alimentazioni specifiche, somministrazione di sostanze, prove di presa ecc. Questo e altro tra le accuse che dovranno passare al vaglio del giudice. Non mancano i video dei combattimenti con scene cruente, registrazioni che poi sarebbero state diffuse. Secondo l’accusa, infatti, sarebbero stati organizzati, in varie località del territorio italiano e in Serbia, combattimenti tra cani che, in alcuni casi, avrebbero provocato il decesso di animali. Lotte che sarebbero state accompagnate da scommesse clandestine. Tutte accuse, ripetiamo, che dovranno essere verificate nel processo nel quale la LAV è parte civile.
Da sempre la LAV si batte per contrastare i combattimenti tra animali con azioni concrete: denunciando i casi di sua conoscenza e costituendosi parte civile nei processi. Ma anche producendo manuali tecnici per la formazione degli operatori specializzati, tra cui gli organi di polizia giudiziaria, la magistratura e le guardie volontarie.
Ciro Troiano