Spara e mangia

Con 45 voti favorevoli e 23 contrari è stata approvata del Consiglio regionale lombardo la proposta di legge per la «Valorizzazione della cultura e della tradizione lombarda dello spiedo bresciano e di altri preparati a base di selvaggina». In base a questa legge, i cacciatori potranno cedere a titolo gratuito a privati e ristoranti “fino a 150 capi all’anno di selvaggina piccola proveniente da attività venatoria consentita” da utilizzare per la preparazione dello spiedo bresciano e altri piatti tradizionali lombardi.

Nel corso della presentazione ufficiale del testo di legge, fatta appena il 6 aprile scorso nella sede bresciana del Carroccio, il consigliere Massardi, firmatario della proposta, spiegò in questi termini le ragioni della normativa «La legge regionale che propongo non potrà quindi non tenere conto del fatto che è necessario che la materia prima, cioè la selvaggina, venga donata volontariamente sempre e soltanto a titolo gratuito dal produttore primario, cioè dal cacciatore, fino al consumatore finale in sintonia con la disciplina comunitaria e nazionale in materia di tutela e di divieto di cessione per fini commerciali di determinate specie di avifauna». “Materia prima”, così vengono definiti gli animali, “materia”…. Spontaneamente trovo sollievo in Wittgenstein e nel suo “i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”…

L’ assunto è che non vi sarebbe violazione al divieto di commercio di fauna selvatica cacciabile previsto da una normativa del 2014, perché la cessione avverrebbe a titolo gratuito, in tutte le fasi: dal cacciatore al ristoratore, al consumatore. Vi immaginate un uccellatore che cede al ristorante la fauna catturata senza volere un compenso? Come pure un ristorante che serve un piatto con spiedo in modo gratuito? Il tutto fatto gratis et amore Dei… scusatemi, ma non credo a questa ipotesi. Sarò malpensante, ma non ci credo. Certo, come lo stesso consigliere Massardi ammette con una dichiarazione pubblicata ieri sul Corriere della sera di Brescia, «se poi qualche cacciatore volesse fare una cena con trenta invitati e non ha spazio a casa può donare gli uccellini al ristoratore che glieli cucina, facendogli comunque pagare le altri carni». Capito? Uno va a mangiare un piatto di polenta e osei in un ristorante, ma non paga gli uccellini, solo la polenta… Credibile, vero? Capita l’antifona?

Questa legge, nella quale non è difficile individuare varchi per condotte illegali e criminali, in ordine alla tutela della fauna selvatica, agli aspetti fiscali e alla sicurezza sanitaria, è stata spacciata come valorizzazione delle tradizioni locali. Al Consiglio regionale, appositamente convocato per discutere questa proposta, si sono presentati anche una quarantina di amministratori locali con tanto di fascia tricolore, a significare l’importanza dei territori per la salvaguardia delle “tradizioni lombarde”.

Certo, le tradizioni. Sarà forse un caso, ma è bene ricordare che le Prealpi lombarde (soprattutto a Brescia e a Bergamo) rientrano tre le sette zone “black spot” del bracconaggio in Italia poiché aree dove è diffusa massivamente la cattura illegale di uccelli attraverso l’impiego di archetti, trappole, reti e vischio. Come pure va ricordato il dato che da anni la provincia di Brescia si attesta al primo posto in Italia per i reati contro gli animali denunciati. Nel 2020, ultimi dati elaborati, sono stati registrati 384 procedimenti con 278 indagati. L’alto numero dei reati venatori fa alzare di molto la media dei procedimenti registrati, infatti, oltre il 44% dei procedimenti, 169 fascicoli, riguarda i reati venatori, che hanno coinvolto quasi il 58% degli indagati, 160. È anche questa tradizione locale?

I Carabinieri Forestali impegnati nell’operazione “Pettirosso”, ogni anno denunciano decine di bracconieri e salvano centinaia di uccelli protetti. Furto aggravato di fauna selvatica, ricettazione, contraffazione di pubblici sigilli, uso abusivo di sigilli destinati a pubblica autenticazione, maltrattamento di animali, uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette e particolarmente protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi non consentiti, porto abusivo di armi: questi i reati accertati solo negli ultimi due anni.

È, altresì, sicuramente una coincidenza, che nulla ha a che vedere con le “tradizioni lombarde” rivendicate dagli amministratori, che da decenni i volontari Lipu, Cabs, LAC e Wwf recuperano centinaia di trappole, archetti e reti utilizzate per catturare la fauna. Infine, anche questa sicuramente una mera combinazione, il fatto che lo scorso ottobre ci sia stata una manifestazione dei cacciatori bresciani contro i controlli dei Carabinieri Forestali che, a loro dire, praticherebbero una vera persecuzione nei riguardi dei cacciatori locali.

«È evidente – affermano le associazioni ENPA, LAC, LAV, Legambiente, LIPU e WWF Italia in un comunicato – come questa norma sia solo un trucco per eludere un divieto necessario a prevenire fenomeni di illegalità come il traffico illecito di uccelli morti e di richiami vivi, il furto di nidiacei o l’uccisione di specie protette. Tutti crimini di cui la Regione Lombardia detiene un triste primato, proprio a causa della domanda di uccelli selvatici alimentata dalla “tradizione” di cibarsi di questi animali. È anche facile intuire come questa norma rischi di creare i presupposti per la diffusione di un mercato sommerso di vendita di fauna selvatica occultata da donazione gratuita a danno degli imprenditori onesti e delle finanze pubbliche, aggravando, peraltro, l’onere a carico delle autorità pubbliche deputate al controllo.(…) che l’Italia è sottoposta ad una particolare attenzione da parte della Commissione Europea proprio a causa del diffuso e grave fenomeno dei crimini contro gli uccelli selvatici e che il nostro Paese ha assunto precisi impegni volti ad adeguare il sistema normativo di prevenzione e repressione di questi fenomeni. È inammissibile che nelle regioni a più alto tasso di illeciti contro gli uccelli selvatici, come la Lombardia, le istituzioni pubbliche non sappiano fare altro che emanare leggi e provvedimenti amministrativi di segno contrario rispetto all’obiettivo di tutela della biodiversità, oggi tradotto in principio fondamentale dell’ordinamento costituzionale. Questa pratica, attuata solo per meri fini elettorali e per soddisfare le lobby della caccia e delle armi, espone l’intero Paese al rischio di una pesante procedura di infrazione. Chiediamo dunque al Governo di intervenire e ai cittadini lombardi di pretendere che i propri rappresentanti si occupino del bene comune e non degli interessi di pochi». 

Ciro Troiano