L’Istat ha preso un granchio. Forse si, forse no

L’Istat ci certifica che i prezzi in Italia sono cresciuti come solo nel 1986 è accaduto. E tra di essi non vi sono le solite questioni energetiche, che i media addebitano ai cattivi che fanno le guerre, ma nientedimeno è il carrello della spesa, alimentari lavorati in testa, a salire impetuosamente.

Quando Draghi introdusse il QE per combattere la deflazione e così salvare l’euro “costi quello che costi” riuscì a tenere buoni i mercati finanziari che avevano scommesso per la fine di eurolandia ma fallì nell’operazione principale di rilancio dei prezzi.

Oggi invece miracolosamente, almeno secondo l’Istat, i prezzi salgono.

Nello stesso giorno però milioni di quintali di frutta non verranno raccolti perché il loro prezzo è troppo basso. Come mai? L’Istat ha preso una cantonata? Oppure si è basata sui prezzi che i consumatori pagano ai supermercati? Ma se si è riferita ai prezzi dei supermercati come mai i prezzi all’origine crollano? Perché un po’ di frutta e verdura invendute non si immettono in circolazione per raffreddare i prezzi?

La verità è che la divaricazione tra la realtà rappresentata dalle statistiche e quella reale è così grande che qualcosa di sistemico non funziona.

Il gas viene comperato dalle imprese distributrici ad un prezzo che è una frazione minima di quello che paghiamo noi consumatori anche se dopo i recenti rincari registrati sui mercati internazionali; lo stesso vale per il petrolio; anche il danaro che non produce interessi quando lo presti ad una banca, quando lo chiedi in prestito paghi un interesse decine di volte superiore quello che ti riconoscono; financo l’acqua che gli acquedotti non pagano ci viene fatta pagare con un rincaro superiore al 100% rispetto all’anno scorso; tutto ciò significa che le imprese di grandi dimensioni riescono a restare in piedi e a realizzare profitti stellari perché hanno la forza monopolistica o quasi monopolistica di imporre prezzi da fame ai produttori e pretendere prezzi stratosferici dall’ignaro consumatore che peraltro è privo di difesa.

Ma se l’aumento dei prezzi non produce l’aumento delle quantità prodotte ma una loro riduzione, non stiamo preparando il nostro suicidio?

Quindi l’aumento di prezzi e costi è un evidente effetto dello strapotere delle imprese grandi che stanno incamerando ormai anche i risparmi dei consumatori e preparando la fine della nostra economia; ma il fatto che nessuno lo dica non sarà anch’esso effetto di quello strapotere?

Canio Trione