Gli adoratori dell’Angelo Pavone
L’Iraq è uno stato a maggioranza musulmana in cui risiedono sunniti, sciiti, cristiani di varie chiese, minoranze appartenenti ai gruppi Kakai, Sabeani, Bahai e gli Yazidi (o Yezidi) che hanno una particolarità, quella di essere pagani. Essi vivono prevalentemente nel nord ovest del paese, a Sinjar, l’antica Singara fondata dai legionari romani dell’imperatore Traiano nel 115 d.C., una città di medie dimensioni ai confini con la Siria. I primi studi sullo yadizismo sono attribuiti, in Italia, a Giuseppe Furlani (1885 – 1962), assirologo e storico delle religioni, che ha guidato la spedizione italiana di scavi in Mesopotamia nel 1933.
Per le peculiarità di questa comunità abbiamo chiesto chiarimenti a Luigi De Salvia, presidente della sezione italiana di Religions for Peace, secondo il quale: “Gli Yazidi si contraddistinguono per l’appartenenza religiosa e non etnica, essendo curdi, parlano il kurmanji, un dialetto curdo settentrionale, una lingua del ceppo iranico, diffusa nell’est della Turchia e in alcune zone della Siria, dell’Iraq e dell’Iran. In tale idioma viene trasmessa la religione che si presenta nei suoi fondamenti monoteista, sincretica ed esoterica”. Gli Yazidi credono in un Dio primordiale, che ha creato l’universo, e che si manifesta in Sette Grandi Angeli, il principale dei quali è Melek Ṭāʾūs, adorato come l’Angelo Pavone (in foto l’opera pittorica tematica di Aldina H. Beganović). Furlani, l’assirologo, ha pubblicato un saggio, nel 1956, sul significato del pavone nelle religioni mesopotamiche.
Gli Yazidi non accettano convertiti, praticano il pellegrinaggio di sei giorni nel santuario a forma di trullo di Lalish a nord di Mosul, le abluzioni sacre, l’interpretazione dei sogni e credono nella metempsicosi, cioè la trasmigrazione dell’anima da un corpo all’altro dopo la morte. Il vocabolario religioso, soprattutto nella terminologia della letteratura esoterica, è simile a quello sufi. Gran parte della mitologia e della cosmogonia è pre-islamica e risente di influenze gnostiche. La preghiera, da effettuare almeno due volte al giorno in direzione del sole, non può essere recitata in presenza di persone estranee al culto. Per tutte queste motivazioni sono stati ritenuti nei secoli un setta di adoratori del Diavolo e sottoposti a persecuzioni.
In pochi avevano sentito parlare degli Yazidi prima del conferimento del premio Nobel per la pace a Nadia Murad nel 2018. Nadia è irachena, di religione yazida ed è stata per questo ceduta come schiava sessuale a vari mujaheddin, dopo che le truppe del Califfato entrarono nel 2014 a Kocho, il villaggio rurale dove abitava nell’Iraq settentrionale. La storia delle violenze subite e la fuga attraverso il Kurdistan iracheno per raggiungere un campo profughi e poi la Germania, dove attualmente vive, è raccontata nel libro autobiografico L’ultima ragazza (Mondadori, 2017). Nadia Murad, già ascoltata in audizione nel Parlamento italiano, non è stata l’unica yazida a rompere il silenzio e rivelare la propria terribile esperienza; è stato così così anche per Farida Khalaf, autrice de La schiava bambina (Piemme, 2016). Non c’è limite alle atrocità a cui Farida ha assistito e che le sono state inflitte durante la prigionia, tanto da indurla a pensare al suicidio, però ha reagito ed è riuscita a fuggire anche lei in Occidente.
Gli avvenimenti dopo il 3 agosto 2014, giorno in cui le milizie del Califfato arrivarono nel Sinjar, sono stati riepilogati, senza mezzi termini, da Simone Zoppellaro ne Il genocidio degli Yazidi (Guerini, 2017). La loro esistenza durante l’esperienza del cosiddetto Stato Islamico è stata difficile e molti di loro sono stati costretti alla fuga come sfollati interni o all’emigrazione. A marzo 2019, durante la ritirata verso l’ultima roccaforte del Califfato, a Baghouz in Siria, i combattenti hanno fatto trovare ai loro inseguitori due ceste con dentro cinquanta teste mozzate a ragazze yazide usate come schiave sessuali. Fosse comuni con i corpi di oltre cento persone sono stati rinvenuti ad Hardan, località nel Sinjar, a fine febbraio di quest’anno. L’esumazione dei corpi, cominciata nel 2019 e sospesa per mesi a causa della pandemia da COVID 19, è stata ripresa dal governo federale di Baghdad in coordinamento con le autorità regionali del Kurdistan iracheno e la squadra investigativa delle Nazioni Unite sui crimini commessi dall’ISIS (UNITAD).
La speciale unità è guidata dal magistrato tedesco Christian Ritscher ed è stata costituita in seguito alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2379/2017. La premio Nobel, Nadia Murad, per i misfatti contro il suo popolo ha chiesto l’istituzione di un Tribunale Penale Internazionale ad hoc.
Vincenzo Legrottaglie
Bibliografia
- Simone Zoppellaro, Il genocidio degli Yazidi, Guerini, Milano, 2017;
- Nadia Murad, L’ultima ragazza. La storia della mia prigionia e della mia battaglia contro l’ISIS, Mondadori, Milano, 2017;
- Farida Khalaf, Andrea C. Hoffmann, La schiava bambina dell’ISIS, Piemme, Milano, 2016;
- Giuseppe Furlani, Religione dei Yezidi. Testi religiosi dei Yezidi. Traduzione, introduzione e note, Bologna, 1930 (alcune opere di Furlani su questo tema sono state ripubblicate dalla casa editrice Jouvence di Sesto San Giovanni, Milano, nel 2016).
Foto
- Peacock, opera pittorica di Aldina H. Beganović, acrilico su tela, 60×50 cm, 2015, collezione privata. Il Pavone è adorato dagli Yazidi come divinità. La pittrice non appartiene a tale religione.