Il Libano in primo piano

Il Libano sarà protagonista al festival di Porto Cesareo, in provincia di Lecce, dove un suo cittadino, Karim Abdallah, manager del sistema televisivo, riceverà l’alto riconoscimento “Virtù e Conoscenza”, giunto alla VI edizione e organizzato dall’associazione “MediterraneaMente”. La vita di Karim merita di essere raccontata anche per comprendere il livello degli ammessi alla manifestazione salentina che premia il genio, il talento e l’estro della gente mediterranea.

Subito dopo gli anni della formazione svoltasi tra il paese natio, la Francia e gli Stati Uniti, Karim nel 1990 è entrato a far parte della CNN International a Londra, dove è stato responsabile della distribuzione dei servizi esteri alle emittenti in Medio Oriente, Nord Africa, Cipro e Turchia. Divenuto amministratore delegato di IND (International Network Distribution) ha firmato accordi di distribuzione esclusiva con i principali canali arabi, italiani, greci e con alcuni dei più grandi satelliti e piattaforme via cavo negli Stati Uniti, nell’America Latina e in Australia. Si deve a lui lo sviluppo dell’industria legato alle trasmissioni satellitari in Medio Oriente, dove hanno iniziato ad apparire le antenne paraboliche e sono stati lanciati canali privati arabi come MBC e ART. Il manager libanese riceverà l’alto riconoscimento nella sezione “Mare Nostrum” per aver promosso nei contenuti audiovisivi la pace, i diritti umani e le pari opportunità. L’appuntamento con la premiazione è per Sabato 18 giugno in Piazza Nazario Sauro alle 20.30.

Oltre al festival di Porto Cesareo si parla favorevolmente del Paese dei cedri, anche a Venezia, alla 59^ Esposizione Internazionale d’Arte, visitabile fino a novembre di quest’anno. Il Libano ritorna nella città lagunare dopo ben cinque anni di assenza con l’allestimento del padiglione nazionale all’interno dell’Arsenale; per il Paese mediorientale si tratta della sua seconda presenza nella storia della Biennale. Il progetto espositivo intitolato The World in the Image of Man è stato curato da Nada Ghandour, incaricata dal ministero della cultura libanese. Esso illustra l’incessante opera dell’immaginazione umana nei confronti della realtà circostante attraverso un tema, la città di Beirut, e le opere di due artisti, Ayman Baalbaki e Danielle Arbid, che intrattengono un colloquio sul piano politico ed estetico sullo sfondo della scenografia realizzata dall’architetto Aline Asmar d’Amman. I due artisti in esposizione esplorano e sperimentano una commistione di generi diversi per via della loro formazione, inoltre entrambi appartengono alla stessa generazione essendo nati negli anni Settanta del Novecento e avendo studiato in Francia, dove trascorrono buona parte delle proprie esistenze e percepiscono l’influenza culturale dei due paesi, quello di origine e quello di elezione.

L’opera di Baalbaki e i video di Arbid raccontano Beirut, quale città globale, luogo che incarna il tema dell’assenza di confini, infatti il dialogo artistico si snoda all’interno del paesaggio urbano polisemico della capitale libanese. In particolare, la monumentale installazione di Baalbaki (tecnica mista, 4,85 x 11 x 2,90 m) evidenzia due volti contrapposti di Beirut: una città dal futuro radioso in facciata e, dietro le quinte, un’area desolata dall’aspra quotidianità. Questi due aspetti sono inseriti nell’impianto di un ambizioso cantiere edilizio affiancato dallo spoglio alloggio del suo custode. La porta che li separa rappresenta le barriere economiche, sociali e politiche che frammentano il territorio e isolano le comunità. Posizionata sotto il simbolo del dio latino Giano Bifronte, la rappresentazione simboleggia l’instabilità permanente di Beirut e del mondo che oscillano tra la pace e la guerra.

Nel padiglione, su una parete, viene proiettato il cortometraggio dal titolo “Allȏ Chérie”, realizzato dalla regista e scenografa Danielle Arbid, che trae ispirazione da una combinazione di diverse vicende. Gli eventi narrati collegano le ristrettezze economiche di sua madre in Libano alla crisi economica che il Paese sta vivendo dopo la svalutazione della lira, in un contesto già affastellato da altri problemi quali l’esplosione nel porto di Beirut, la riduzione delle scorte di cereali a seguito della guerra in corso nell’Europa Orientale, la frammentazione su base religiosa della società, l’instabilità politica e la presenza di due milioni di siriani nei campi profughi.

Malgrado tutte le questioni politiche ed economiche irrisolte, il Paese dei cedri rimane un luogo di grande fascino e attrattiva certamente da approfondire grazie al prestigioso premio “Virtù e Conoscenza” di Porto Cesareo e all’ineguagliabile Biennale d’Arte di Venezia.

Vincenzo Legrottaglie

Foto Pavilion of LEBANON – The World in the Image of Man – 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia, The Milk of Dreams

Photo byAVZ – Andrea Avezzù

Courtesy: La Biennale di Venezia