Droga: lo spaccio viaggia in rete

La pandemia, come tristemente sappiamo, ha influenzato il modo di vivere di tutti anche a causa delle misure adottate di limitazione dei movimenti. A questa nuova e inaspettata situazione non sono sfuggiti i gruppi criminali che sono stati costretti ad adeguare i loro modelli di business, come emerge dalla  Relazione Annuale 2022 della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (DCSA) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

Le osservazioni hanno mostrato lo sforzo dei sodalizi criminali di diversificare i trasferimenti, adattando rotte e vettori al mutare delle restrizioni e del livello di attenzione degli assetti di law enforcement.

Com’è noto, la capillare espansione di internet ha notevolmente aumentato le transazioni commerciali per via telematica, con l’utilizzo di canali e-commerce, che continuano a crescere, sfruttando le numerose opportunità messe a disposizione dal web. Tale situazione ha favorito anche analoghe dinamiche nell’ambito del traffico di stupefacenti e di sostanze psicotrope. Queste condizioni, già esplose con l’inizio ed il crescere della pandemia, hanno permesso a criminali professionisti, ma anche a persone incensurate o non appartenenti a gruppi malavitosi, di alimentare prosperose attività di spaccio, sfruttando la potenzialità offerta dalla rete in termini di facilità di accesso, di anonimato e di possibilità di pagamenti con monete virtuali (bitcoin ed altre valute digitali). Queste transazioni economiche garantiscono un requisito importante: trafficante e acquirente non vengono mai in contatto tra loro, né nella fase della contrattazione né in quella della consegna e del pagamento.

Nel corso del 2021, la Sezione Drug@online della Direzione Centrale ha rilevato che i darknet-market, la cui attività ha avuto particolare slancio dagli inizi della pandemia, hanno aumentato ulteriormente i loro livelli di operatività. È emerso, infatti, che gli spacciatori e gli acquirenti di stupefacenti online continuano ad avvalersi, oltre che della “rete oscura”, dei servizi di messaggistica crittografata, per gli aspetti di dettaglio, che rendono più difficile il monitoraggio dei contatti. È interessante osservare che molti venditori ricalcano le dinamiche tipiche del commercio legale, cercando di garantirsi la fiducia dei consumatori ed un alto grado di affidabilità, prospettando ai potenziali clienti “offerte” come la possibilità di sconti, il rinvio della “merce” acquistata, in caso di mancato recapito. In questo contesto, particolare importanza riveste, per i venditori, il “rilascio” di feedback, che viene puntualmente richiesto ai compratori.

Le sostanze commercializzate in rete sono principalmente di origine sintetica (amfetamina, MDMA, ecstasy), ma anche marijuana, hashish, eroina e cocaina, consegnate per mezzo di plichi postali, specificamente realizzati con rinnovate e perfezionate modalità di occultamento dello stupefacente.

Desta particolare interesse la commercializzazione del GBL (gamma butirrolattone), per le note capacità di agevolare il cosiddetto chemsex, conosciuto anche come “droga dello stupro”, in quanto somministrato inconsapevolmente alle vittime.

La commercializzazione degli stupefacenti nel mondo giovanile, anche adolescenziale, viene realizzata, spesso, attraverso i Social. Com’è noto, alcuni applicativi permettono anche comunicazioni anonime e criptate e lo scambio di messaggi ad eliminazione automatica, trascorso un breve lasso di tempo. L’escalation delle commercializzazioni di stupefacenti attraverso l’utilizzo dei social, secondo la Relazione, è dovuta, soprattutto, alla sua semplicità, alla rapidità di accesso ed alla minimizzazione dei rischi di essere scoperti. L’acquirente, anche senza particolari competenze informatiche, ha la possibilità di contattare, in tempo reale, il venditore e, seguendo le sue indicazioni, di ricevere velocemente a casa lo stupefacente, senza particolari pericoli. I venditori, operanti nella darknet, sempre secondo la Relazione, agiscono in parallelo su Telegram, WhatsApp o Instagram, per definire i dettagli delle transazioni. I pacchi da recapitare sono confezionati con cura, per superare l’ispezione degli scanner aeroportuali ed eludere i controlli di polizia.

La relazione ricorda che tra le operazioni coordinate dalla Direzione Centrale, concluse nel 2021, relative a minori attivi nel commercio di sostanze attraverso i social network, vi sono due indagini condotte, rispettivamente, dalla Compagnia Carabinieri di Assisi e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Siena. La prima, ha portato, a segnalare all’A.G., un gruppo di sei ragazzi, di età compresa fra i 16 e 17 anni, che acquistavano hashish, da destinare allo spaccio, attraverso la piattaforma social Instagram. La seconda, denominata Dangerous Market, ha condotto all’individuazione di un gruppo di giovani, per lo più minorenni, che erano soliti incontrarsi virtualmente sulla piattaforma di messaggistica Telegram, dove avviavano le contrattazioni e venivano definite le modalità di pagamento e consegna di stupefacenti, con tanto di tariffari, video e immagini esplicative dell’hashish e della marijuana posta in vendita.

Ciro Troiano