Un ordine monetario nascente. Svelati i motivi della guerra in Ucraina?
Si è concluso da poco il vertice G7 a Elmau, in Baviera, al quale ha preso parte, in videoconferenza, il presidente Zelensky.
Draghi: “Putin non deve vincere… Siamo uniti con l’Ucraina perché se Kiev perde, tutte le democrazie perdono… Uniti siamo imbattibili”.
Non ci saremmo mai aspettai una dichiarazione di guerra a tutto campo da un signore così compassato. E mentre la Germania pubblica l’elenco completo delle armi inviate in Ucraina, in Italia si appone un sorprendente e inutile segreto di stato.
Dal canto suo, Zelensky sollecita ad “intensificare le sanzioni” contro Mosca: “Oggi non è il momento di negoziare”.
Fra le sanzioni, si pensa addirittura di bloccare l’export russo di oro: una ipotesi di portata storica sul bene rifugio per eccellenza che mostra come questo conflitto sia esistenziale per l’Occidente visto che esso appare disposto a tutto.
La sola speranza di pace appare una chimera: la pace non la vuole proprio nessuno.
I rapporti internazionali tra Russia e Occidente si sono deteriorati drammaticamente: il nemico pubblico numero uno è Vladimir Putin.
Dal canto suo la Russia, per bocca del suo ministro degli Esteri Sergej Lavrov, accusa Ue e Nato di “comportarsi come Adolf Hitler” per aver formato una coalizione anti-Russia e, allo stesso tempo cita lo strano immobilismo del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, come causa del prolungamento della crisi alimentare da grano.
Ma perché questa guerra ha risvolti così insanabili?
Quasi contemporaneamente, si è svolto, pochi giorni fa, il summit dei Brics (ex-paesi in via di sviluppo – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).
Lì, la Cina ha gettato la maschera: Xi Jinping si è scagliato contro l’Occidente e la Nato; ha condannato le sanzioni, ha dichiarato inammissibile l’insensata “politica dei blocchi”, foriera di guerre, ha appoggiato incondizionatamente Putin: semplicemente si è schierato.
Il presidente Xi Jinping ha criticato fortemente “l’abuso” delle sanzioni internazionali mentre il suo Vladimir Putin ha accusato Usa, Europa e gli alleati di aver fomentato una crisi globale.
Infatti, a differenza delle nazioni industrializzate del G7 (Usa, Giappone, Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Canada), riunite sotto la presidenza tedesca in Baviera, i Paesi del Brics non hanno criticato né condannato la Russia e tantomeno aderito alle sanzioni dell’Occidente.
Xi Jinping ha accusato l’Occidente di “usare meccanismi finanziari” per “scaricare gli errori di politica macroeconomica sul mondo intero” e ha assicurato che i legami Mosca – Pechino sono i migliori di sempre costituendo la base di “una partnership strategica” contro l’influenza Usa.
La Cina lancia, così, una sfida, a guida del 40% della popolazione mondiale e del 23% del Pil globale: ridimensionare l’Occidente e contrastare il dollaro e l’euro con una nuova moneta unica, un circuito economico alternativo al dominio di USA ed Europa.
Ecco la vera questione emersa dal confronto del due summit (G7 e Brics), prima solo immaginata, oggi dichiarata.
Ecco il perché di un Occidente sfrenato nelle sanzioni; ecco il perché della invasione russa all’Ucraina.
Ecco perché entrambi i fronti non mollano né molleranno.
Da un lato un ordine mondiale in crisi; dall’altro un ordine mondiale nascente.
Le genti in mezzo, stritolate e basite.
Ecco dove ci ha condotto la globalizzazione incontrollata e la finanza fine a sé stessa, mille e mille volte più forte della economia reale.
Intanto, qua e là, impazzano posizioni variegate.
Ad esempio, non sembra un caso che l’Arabia Saudita metta al bando i colori arcobaleno e i cosiddetti “colori gay”, alla vigilia della visita di luglio di Biden, considerato l’esponente del “Politically Correct”.
Quei colori, si dice in un comunicato ufficiale, “contraddicono la fede islamica e la morale pubblica e promuovono simboli omosessuali rivolti alle giovani generazioni”.
Siamo in un bel guaio; la gente è in un bel guaio.
E non se ne vede la fine!
Antonio Vox
Presidente “Sistema Paese” – economia Reale & Società Civile