Necessaria un’era nuova

In Italia esistono molti scontenti; qualche milione di italiani è no vax anche se con varie sfumature; altri milioni non sono favorevoli a farsi invischiare nella guerra; altri milioni ricevono cartelle esattoriali a go go; altri vari milioni ancora sono bersagliati da bollette stratosferiche che, dicono, sono dovute ad una guerra da cui non vedono perché non uscirne; altri milioni non sono soddisfatti dei servizi pubblici; altri sono preoccupati per l’ambiente; altri trovano l’Europa particolarmente antipatica; altri ce l’hanno con le banche, la loro burocrazia, la loro esosità e la loro arroganza; altri con la burocrazia.

Si tratta di una lunga serie di minoranze scontente non organizzate, né collegate tra di loro (e quindi non misurabili in voti, né presenti in Parlamento) ma profondamente arrabbiate. Queste minoranze elettoralmente si ritrovano nell’astensionismo e nelle organizzazioni antisistema. Cioè nel loro insieme sono la maggioranza assoluta che non vede l’ora di gridare ad alta voce nelle urne la loro rabbia. Qualcuno ha pensato di comperare il consenso con bonus e redditi elargiti anche senza dover lavorare. Per un certo periodo ci è anche riuscito ma è un po’ come contenere il vento: alla fine ti travolge.

Questo è accaduto al Senato il 20 luglio. Le antenne dei partiti sempre indirizzate verso la platea degli elettori ha percepito che continuare a sostenere una situazione complessivamente non gradita agli italiani e poi andare alle urne sarebbe stato un pessimo affare. Per non anticipare il voto di qualche mese? E perché? Non è bastato il Pnrr a comperare i partiti come evidentemente qualcuno pensava e quindi il Parlamento ha avuto la meglio di ogni retropensiero dell’esecutivo. Una dimostrazione imprevedibile che la democrazia esiste anche in Italia anche se un po’ lenta e zoppa. È andata malissimo al nostro premier. Il suo mestiere di primus inter pares è quello di mettere assieme anime ed interessi anche contrastanti ma non solo non ci è riuscito ma ha tentato di dettare una agenda; cioè di passare da mediatore a dictator. Risultato è una defenestrazione vera e propria.

Ora tutti i giornali si lambiccano il cervello per capire come mai è successo, come mai una persona così qualificata abbia collezionato una defenestrazione così corale, come mai le promesse di riforme e di futuri radiosi nel confortante ambito europeo non abbiano convinto che pochi senatori. Pure non è difficile scoprire che le cose non vanno benissimo e dopo due anni di punture e coprifuoco scoprire di essere ammalati a milioni significa che si è fallito e non puoi pensare di farla franca. Lo stesso sul piano della situazione economica, lo spread, i titoli di stato che in un anno e mezzo hanno perso il quaranta per cento del loro valore;..cosa si deve attendere per dire che siamo scontenti?

È spiacevole vedere un italiano cui si erano affidati in moltissimi fiduciosi di aver trovato il salvatore di tante angustie, fare una fine politica così ingloriosa dopo un periodo di attività così breve; una debacle incredibile anche agli occhi del resto del mondo. Dopo il governo dei professori defenestrato dai colleghi parlamentari e dagli elettori compatti anche quello dei migliori ha seguito lo stesso destino. Forse la gente vorrebbe solo degli italiani onesti e interpreti del sentimento popolare.

Che succede adesso? Serve l’uomo nuovo. Nel senso che serve una idea nuova. Il tecnoburocratismo mondialista e finanziario ha fallito totalmente e non solo le imprese delocalizzate stanno tornando a casa ma l’intera impalcatura normativa deve essere rivista. Non sarà certo il massimo esponente del tecnoburocratismo finanziario a farlo anche perché -avendo avuta la possibilità- ha fallito. Dalle urne uscirà un Parlamento molto diverso dall’attuale con interi partiti che saranno ridotti a pochissimi esponenti. Ma quello che più conta sono i contenuti non tanto per convincere gli elettori ma per mantenere in piedi la legislatura. In molte parti del mondo si va a votare più volte e a date ravvicinate perché non si riesce a mettere insieme un governo: manca dappertutto una idea che metta assieme le varie parti della società e il fallimento di Draghi dimostra che la stessa cosa accade in Italia.

E sarà la questione meridionale -dopo un secolo e mezzo- come rapporto tra centro e periferia, economia reale ed economia finanziaria, mondialità e identità, a costituire il banco di prova di tutto il resto.

Canio Trione