Appello al Nuovo Governo che verrà
Quando si avvicinano le elezioni, non è e non deve essere tempo di alleanze e tattiche elettorali ma di dimostrare di essere in grado di interpretare le idee ed i modelli di vita dei cittadini, né tanto meno si possono tollerare certi libri dei sogni che nel passato, anche, recente ci hanno propinato come programmi elettorali.
Infinite sono le “liste della spesa”, intese al saccheggio sistematico del bilancio pubblico, al fine esplicito di accontentare gli amici degli amici. Tutto ciò appartiene e deve appartenere al passato remoto.
Il Futuro invece deve far tesoro di queste follie e cercando di evitarle per, al contrario, dire chiaro e tondo che lo sviluppo dell’Italia del sud si ha con le imprese, esse danno occupazione, pagano le tasse per se, i propri dipendenti e per i consumatori, esse rispondono alle questioni sociali.
Lo sviluppo delle Imprese è direttamente proporzionale allo sviluppo della Nazione, al contrario esse sono state oggetto di persecuzione fiscale, persecuzione da parte dei lavoratori e dei sindacati, persecuzioni dall’Inps.
Capiamo che sono concetti difficili per i nostri politici (casta), però ebbene che qualcuno gli spieghi che le aziende crescono solo se vengono liberate dalla burocrazia ed alleggerite dai costi, cominciando da quelli impropri: l’energia, l’acqua, il danaro, tutti gestiti dalla mano pubblica indirettamente, e si devono pagare in maniera decrescente e non crescente. Solo così una Nazione può ritenersi ricca, e solo così si tende ad un welfare di alto livello, di cui i cittadini possano felicemente beneficiarne. Negli ultimi anni la politica del siamo tutti uguali, dove l’assistenzialismo dilagava, altro non ha fatto che impoverire la società sia dal punto di vista economico che sociale, facendo venir meno quei valori che sin ora hanno fatto dell’Italia una nazione protagonista in ambito internazionale, i giovani non si mettono in discussione, e non sono più propensi al sacrificio, alla formazione a quel percorso che spesso viene dal basso fino ad inserirli in un contesto lavorativo di tutto rispetto e che soddisfi le proprie aspettative.
I giovani devono essere considerati una risorsa, sono il Futuro della Nazione e vanno valorizzati, vanno formati ed inseriti nel contesto socio-lavorativo, il reddito di cittadinanza, deve essere chiamato reddito di inclusione, poiché deve essere uno strumento che deve accompagnare i giovani verso la realizzazione di un percorso che possa dargli dignità, possa mettersi in discussione in competizione fino far emergere le proprie attitudini ed entrare nel mondo del lavoro, delle professioni etc.
Paolo Scicutella- Fenimprese Bari