Il Papa contro la guerra
Il Santo Padre, in una recente intervista, riferendosi alla guerra in Ucraina, ha testualmente dichiarato che “l’unica cosa ragionevole da fare sarebbe fermarsi e negoziare.”
Parole molto importanti.
Con esse Egli vola sopra tutte le partigianerie effettive o presunte che separano i contendenti e aggravano la situazione e offre una proposta tanto radicale quanto ovvia e quindi “ragionevole”.
Né parla di guerra economica o militare ma solo di fermarsi, sia nell’una che nell’altra, e passare la parola alla diplomazia che fa questo mestiere. Cosa che da queste colonne abbiamo anche noi umilmente invocato; e lo abbiamo fatto sia perché appunto è cosa “ragionevole” sia per dare voce alla stragrande maggioranza della popolazione che la pensa come il Papa.
È “ragionevole” perché armi tirano altre armi mentre anche le sanzioni stimolano altre sanzioni e quindi l’unica cosa sensata è fermare le sanzioni e le armi che nascondono –specie queste ultime- gli interessi economici che vedono di buon occhio le ostilità; e, subito dopo. trattare. “Ragionevole” anche perchè l’economia nel suo complesso è profondamente malata di inflazione e del suo inverso, la recessione, senza che nessuno abbia una idea di cosa fare contribuendo così a rabbuiare un orizzonte già tetro. In questo il Santo Padre fiuta un futuro privo di bussola che ha bisogno della collaborazione tra tutti e non certo di ostilità tra le sue massime potenze.
Poi una fermata alle ostilità militari e economiche sarebbe interpretato coma un fallimento dei metodi sbrigativi suggeriti dai militari di entrambe le parti. E dopo i vari fallimenti recenti e meno recenti di tutte le parti in guerre in ogni parte del mondo potrebbe essere questa una svolta nella evoluzione della stessa concezione di guerra come strumento “legale” per dirimere i contrasti internazionali. Infatti la guerra -ormai fuori dal diritto internazionale fin dal patto Briand Kellog degli ultimi anni venti del XX secolo- continua ad essere guerreggiata con la scusa della legittima difesa, della pacificazione tra i contendenti, della necessità di intervenire preventivamente per la esistenza di armi troppo pericolose, per esportare la democrazia,…tutte meschine scuse per nascondere la inconfessabile verità di voglia di potenza.
In realtà questa logica appartiene a un passato che non tornerà più: ormai da decenni la letalità delle armi esistenti sommata alla potenza delle tecnologie impiegate rendono estremamente rischioso avventurarsi in una avventura bellica per chiunque e quindi fermare le operazioni potrebbe significare un fallimento del sistema delle maniere forti che dal Vietnam all’Afganistan ha sempre fallito in tutti i suoi obiettivi mentre la super potenza sovietica è stata vinta più dai buoni uffici di un Papa che dalla muscolatura delle forze in campo.
È però sconfortante vedere le elezioni italiane giocarsi su temi molto secondari mentre nessuno dei partiti in lizza si propone di guidare un esecutivo che abbia come scopo primario lavorare per perseguire esattamente gli auspici del Santo Padre. Vincerebbe senza dubbi non solo le elezioni ma anche la Pace che si promuoverebbe cominciando ad incassare subito il dividendo dell’annullamento delle sanzioni.
Miopia? No, è la stupidità propria di chi deve seguire degli ordini… che non sono ancora arrivati e sotto le elezioni non conviene scontentare il potente straniero.
Canio Trione