L’astensionismo trionferà!

Se una popolazione è comunque lesa dagli effetti di una guerra, cui il proprio Paese, con una buona dose di “diplomatica ipocrisia”, partecipa con l’invio di armi e altri sostegni a una delle due parti belligeranti, subendo, per effetto di sanzioni o altro, sacrifici e lesioni dei propri interessi economici tutt’altro che irrilevanti… democrazia vorrebbe che in una situazione di sostanziale ambiguità delle scelte governative, non condivise totalmente a livello “di base”, il cosiddetto “popolo-bue” avesse la possibilità di fare sentire e percepire l’entità del il suo “muggito” dissenziente.

E invece, no! Esso andrà alle prossime elezioni con uno schieramento di partiti che da sinistra al centro e a destra si dichiara sperticatamente “atlantista” e disposto a “sposare” a spada tratta l’azione di disturbo di Biden che ha inteso mettere Putin in difficoltà sul problema ucraino.

Il “fronte” dei guerrafondai è sostanzialmente unico e poco manca che sulle mura del Paese i leader di tutto lo schieramento politico italiano, unitario come ai tempi di piazza Venezia, facciano apparire, in pieno accordo tra di loro, scritte del tipo: TACI! IL NEMICO TI ASCOLTA!

In una tale situazione è più che verosimile che, l’assenza di ogni possibilità di dare una voce politicamente consistente e signifcativa alla propria volontà di volere la pace e chiedere con energia la cessazione delle ostilità militari, farà solo aumentare il numero degli elettori astensionisti, non potendo chi è contrario a ogni guerra, limitarsi a condividere, nel “foro interno” le posizioni del Pontefice e a dovere scegliere tra la bellicosa Meloni &co. e la coalizione di Letta, Calenda e Bonino su posizioni non meno oltranziste.

La situazione sembra complicarsi ulteriormente se le provocazioni di Biden si estendono anche alla Cina: il viaggio di Nancy Pelosi a Taiwan non promette nulla di buono, viste le immediate reazioni di Xi che ha fatto immediatamente sorvolare il cielo di Taipei da caccia da guerra.

Il “popolo-bue” convinto dai suoi governanti, a rinunciare di passare un’estate al fresco dei condizionatori d’aria e un inverno al caldo dei termosifoni, costretto a tollerare che i suoi soldi di contribuente se ne vadano in fumo (e fiamme) dei missili e delle bombe inviate a Zelensky, accettando, quindi, che il proprio Paese sprofondi nelle buche dello strade sempre più dissesrate della Penisola e il suo apparato produttivo continui a soffrire, e spinto ad aspirare solo a “nuotare” in un mare di bonus, sussidi e sostegni di carità pelosa. elargiti, per conto delle banche americane, dai Dioscuri dell’Unione Europea comincia a chiedersi perché nella “democrazia ateniese” sarebbe stato chiamato, in circostanze analoghe, a far sentire la sua voce, mentre in quella “americana” ereditata nel secondo dopoguerra mondiale può solo non andare a votare e mugugnare in silenzio.

Luigi Mazzella