Quell’abitante delle foreste dal color della cenere… Il traffico internazionale del Pappagallo Cenerino
Circa due anni fa, il 18 novembre del 2020, nel Kahuzi-Biéga National Park, situato nella provincia del Sud Kivu nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), sono stati liberati 39 pappagalli cenerini sequestrati a trafficanti. Come riportato dalla testata africageographic.com, si è trattato del primo evento nel suo genere nella regione che segna un passo importante nella lotta al traffico di specie selvatiche minacciate.
I pappagalli cenerini (Psittacus erithacus) sono stati confiscati da funzionari governativi e riabilitati presso un centro di recupero gestito da più partner: Institut Congolais pour la Conservation de la Nature ICCN, Centre de Recherches en Science Naturelles, CSRN e un team di ONG internazionali.
Al momento del loro sequestro, molti pappagalli erano in cattive condizioni, e presentavano le penne delle ali tagliate per impedire loro di volare. Sebbene il Centro di recupero sia specializzato soprattutto nel salvataggio dei primati, con il supporto di gruppi internazionali, sono state costruite nuove strutture e fornite cure veterinarie agli uccelli sequestrati. Nel corso di diversi mesi i pappagalli sono stati in grado di rimettersi e di ritornare idonei alla loro reintroduzione in natura.

Il commercio internazionale di pappagalli cenerini africani ha fatto precipitare le popolazioni selvatiche minacciando la loro estinzione. La Repubblica Democratica del Congo è stata storicamente una delle principali fonti di pappagalli cenerini per il mercato internazionale, dove vengono venduti come animali da compagnia o utilizzati negli allevamenti specializzati di uccelli selvatici. Sono altamente vulnerabili e la loro cattura supera di gran lunga il tasso di riproduzione poiché in natura si riproducono lentamente e, quindi, le popolazioni non sono in grado di ricostituirsi.
Nel 2017 i Cenerini sono stati posti all’Appendice I, il più alto livello di protezione disponibile ai sensi della CITES, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione. La norma proibisce il commercio di uccelli selvatici, sebbene il commercio di pappagalli allevati in cattività sia ancora consentito a determinate condizioni.
Il commercio internazionale di uccelli selvatici è causa di perdita di biodiversità, della propagazione di specie alloctone e diffusione di malattie. I Pappagalli cenerini, insieme al Pappagallo grigio africano (Psittacus erithacus timneh) sono stati per lungo tempo tra i più commerciati tra tutti gli uccelli elencati nelle Appendici CITES.
Prima dell’introduzione del divieto, oltre un 1.200.000 Pappagalli Cenerini sono stati catturati ed esportati dall’Africa. Dal 2010, 12 delle 18 aggregazioni di pappagalli conosciute all’interno di un’area monitorata sono state sfruttate dai trafficanti e cacciatori. Il numero dei pappagalli è diminuito di cinque volte in queste aggregazioni dal 2012. I cacciatori hanno abbandonato tre siti sfruttati, monitorati per la prima volta nel 2013, dopo che il numero dei pappagalli è crollato.
I modelli di commercio sono variati notevolmente nel tempo, con importanti partnership commerciali che cambiano frequentemente. La maggior parte dei Pappagalli sono stati esportati in Nord America prima del 1992 e in Europa prima del 2005. Recentemente, c’è stato un rapido aumento delle esportazioni di pappagalli allevati in cattività verso parti dell’Asia, in particolare i paesi della penisola arabica.
Anche nel nostro Paese non sono infrequenti i sequestri di Pappagalli importati e detenuti in modo illegale. La moda di possedere animali esotici, ahimè, è tra le cause principali del furto di natura e della distruzione della biodiversità a livello globale.
Ciro Troiano