Comeilmiele: “Mi piace definire il genere delle mie canzoni Indi felice” – Intervista

Sara Jane Gullì classe 1998, nasce il 2 aprile a Roma sotto il segno dell’ariete. Appassionata di musica da sempre, manifesta l’interesse di voler imparare a suonare uno strumento quando è ancora una bambina. Ha soli quattro anni infatti quando inizia a prendere lezioni di pianoforte. La musica l’accompagna anche durante la fase dell’adolescenza, quando entra a far parte di una band come pianista che si esibisce in locali e piano bar della capitale.

Durante una serata la cantante del gruppo ha un malore, la band non può venir meno all’impegno dell’esibizione, così Sara essendo l’unica a conoscere a memoria i testi delle canzoni, decide di cantare al suo posto. L’esibizione è un successo, decide voler replicare l’esperienza e inizia a studiare canto. Le canzoni in inglese le stanno strette, così come il nome che decide di cambiare (anche all’anagrafe in Miele, ndr) in Comeilmiele. Inizia a scrivere canzoni, seduta al piano o con una chitarra in mano, tra musica e parole trova il suo equilibrio.

Miele quando hai iniziato la tua esperienza da cantautrice, e in che genere possiamo inserire la tua musica?

Ho iniziato a comporre canzoni quando mi sono approcciata al canto, avrò avuto 18 anni al massimo. In quel momento ho avvertito l’esigenza di esprimermi, di usare le mie parole. Prima in inglese e poi in italiano. Mi piace definire il genere delle mie canzoni “Indi felice”, perché per antonomasia l’indi deve essere triste. Nel corso di questi anni ho scritto tantissime canzoni, alcune delle quali saranno nel mio nuovo album.

Sei giovanissima, carica di sogni e progetti musicali molto ambiziosi. A cosa stai lavorando attualmente?

Al momento attendo che esca il mio EP, in realtà è pronto da un anno, ma stavo cercando un’etichetta che potesse rappresentarmi al meglio. Ho preso contatti con la “Matilde” e a giorni dovrebbe uscire “Cordinate” la canzone che ho presentato lo scorso anno a Sanremo Giovani.

A proposito di Sanremo, che ricordo hai dell’esperienza?

Cantare sul palco dell’Ariston è stata la realizzazione di un sogno. Sicuramente è stata un’esperienza interessante perché sotto il profilo umano mi ha permesso di conoscere molti artisti, alcuni dei quali avevano già vissuto l’esperienza o magari avevano partecipato ad alcuni talent show. Dal punto di vista artistico invece mi ha arricchito, contribuendo al mio percorso di crescita personale.

Per quanto io sia una ragazza loquace, solare, capace di interagire con il pubblico, devo dirti che davanti ad una telecamera per la prima volta ero un’altra persona.

Hai nominato i talent show. Hai mai pensato di partecipare a qualche programma televisivo?

Oggi ci sono tanti programmi canori in tv, che sono sicuramente un’ottima vetrina per gli artisti emergenti. In realtà no, non ci ho mai pensato seriamente, forse un po’ per timore di non essere all’altezza… forse dovrei buttarmi, senza perdere altro tempo o starci troppo a pensare e provarci.

Non nascondo che mi piacerebbe ripetere l’esperienza Sanremese, magari questa volta con una nuova etichetta che creda nel mio progetto. La musica per me è una passione, oltre che uno sfogo, ma avverto l’esigenza di dover arrivare alle persone per restituire le emozioni che la musica mi ha regalato per tutta la vita.