Come nel ventre di una madre

Recensione al romanzo breve di Lucrezia Maggi

Siamo anime vaganti che cerchiamo il nostro posto nell’umanità. Nasciamo, cresciamo e viviamo per crearci dei sogni e un futuro in cui ritrovarci ma la vita detta i suoi percorsi che non possiamo calcolare e prevedere. Alle volte ci viene regalato un bonus vitae per rivedere il nostro passato, rimodulare il percorso e far prendere alla vita nuovi indirizzi.

Eleonora è una giovane donna che fluttua in un limbo, risucchiata da un vortice di aria calda viene accolta da oscure tenebre che gradualmente cedono il passo “a una luce dorata e morbida” facendola “sentire sicura e protetta come nel grembo di una madre“. La cruda verità è che Eleonora è in coma a seguito di un terribile incidente stradale. Come si legge da diverse testimonianze di pazienti “tornati” dal coma, anche Eleonora ha la possibilità di guardarsi “dal di fuori”, osservare il suo corpo a distanza come se non le appartenga, così come la stanza della terapia intensiva e il personale sanitario, distaccata dall’evento e “osservando dall’alto ciò che accadeva“. In questo giro vorticoso di volti sconosciuti, Eleonora coglie quello di sua madre, persa da tempo alla quale corre incontro. L’abbraccio tra le due è sincero e atteso ma vacuo. Non è ancora il momento di stare insieme… il vortice la riporta giù al punto di partenza. Eleonora deve ancora lottare non solo per se’ ma per i suoi affetti.

Parte così il romanzo breve di Lucrezia Maggi, edito per la casa editrice Scatole parlanti nella collana Voci. Come nel ventre di una madre è un romanzo intenso e vivo in cui troviamo tutto il nostro mondo contemporaneo. Eleonora è una donna del sud, preparata e studiosa, volitiva e in carriera, nasconde un passato di delusioni e amarezze che hanno lasciato un segno indelebile nella sua vita. La sua tenacia le ha permesso di crescere come donna e professionista, di riscattarsi da una società chiusa e meridionale alla quale è comunque legata e riconoscente.

Lo stato comatoso le permette di riavvolgere attraverso ricordi, inizialmente confusi, il bandolo di una matassa e rivedere con molta lucidità il suo passato.

I protagonisti della vicenda si presentano ad ogni capitolo inserendosi con forza nella trama e nella storia. Eleonora, Dagoberto, Fabio e Tommaso intrecciano le loro vite attorno alla vita sospesa di Eleonora.  Lentamente ogni protagonista svela il suo legame e il suo ruolo nella storia.

Il romanzo è ben ambientato nel presente, narra di storie attuali, situazioni familiari e sociali contemporanee. Per ogni protagonista si apre una vicenda toccante ed emblematica, sincera e veritiera. La degenza di Eleonora è l’occasione che Lucrezia Maggi coglie per descrivere la situazione sanitaria degli ospedali, l’importanza per un paziente di figure chiave come il primario, gli infermieri, gli assistenti  che se amorevoli, umani ed accoglienti influiscono positivamente per la ripresa del malato.

Eleonora è una sociologa e giornalista interessata alle vicende umane e femminili, denuncia nei suoi scritti i casi di femminicidio puntando l’attenzione sull’omertà familiare che infligge pene pesanti. Dagoberto un giornalista inquieto ancora alla ricerca di un suo posto, Tommaso un infermiere sensibile ma incompleto, Fabio è tutto da scoprire.

La scrittura di Lucrezia Maggi è scorrevole ed interessante, ricca di dettagli descrittivi tali da visualizzare i protagonisti e gli ambienti. Il contrasto Sud/Nord, il passaggio da Taranto alla Calabria, l’ambiente della terapia intensiva, la sala d’attesa al di là del vetro sono nettamente scagliati nella mente del lettore e lo accompagnano nella lettura con immagini vivide.

L’autrice traspone in questo romanzo tutta la sua capacità artistica di donna poetessa, scrittrice e di cultura, immersa nelle vicende della sua Taranto, attiva come promotrice culturale e sociale che non nega riferimenti personali nella stesura di queste pagine.

Il dolore di ogni protagonista è il fil rouge che attanaglia ognuno di noi, rimane dentro pur andando avanti ma c’è qualcosa a cui possiamo sottendere e questo avviene distendendo una mano o accogliendone le dita in una ipotetica carezza come la copertina (molto bella) ci invita a fare. Una immagine poetica di forte speranza e amore.

Annalisa Andriani