Cronaca di una morte annunciata

  Romanzo del 1981 dello scrittore colombiano Gabriel Garcia Màrquez, premio Nobel nel 1982, è composto da 137 pagine. Basato su un fatto reale, ne esiste in commercio un’edizione economica della collana Oscar Mondadori al prezzo di € 9,56.

    “Quella fu l’ultima volta che lo videro”. Questa frase ricorre varie volte nel corso del romanzo, quasi a voler sottolineare costantemente l’ineluttabilità di un destino che aveva segnato irrimediabilmente la sorte di Santiago Nasar, e l’ironia con cui l’Autore affronta il tema d’un pregiudizio vecchio quanto il mondo: “Il delitto d’onore”, caratteristico di certa mentalità retrograda di molti meridioni del mondo. “E’ che mi hanno ammazzato…”, dice un istante prima di morire Santiago Nasar, lo sfortunato protagonista del romanzo. Sorridente, con le budella in mano, persino egli, ennesima vittima di tal pregiudizio, sembra guardare con ironia e dolente nota comica la sorte capitatagli.

    Tutti sapevano, proprio perché nulla facevano per nascondere il loro proposito criminoso i gemelli Pedro e Pablo Vicario; anzi di tutto facevano per renderlo noto, ma senza che nessuno osava fermarli nella “religiosità sacrosanta” del loro dovere per salvare l’onore della sorella. Persino la fatalità (o il caso?) non s’opponeva a tal delittuoso disegno; piuttosto lo appoggiava, con i suoi perfidi “ghignetti”; ostacolava chiunque cercasse di avvertire il povero Santiago. Quasi che la sua sorte fosse talmente segnata che niente poteva salvarlo. Pistole scariche, porte sprangate all’ultimo momento, ritardi fatali, insomma, tutto favoriva il proposito dei gemelli Vicario. Persino loro, più o meno inconsciamente, si rendevano conto dell’assurdità ma anche dell’inevitabilità del loro “dovere” per lavare col sangue dell’offensore l’onore macchiato della sorella. In cuor loro speravano che con la loro sfacciata divulgazione del piano omicida, qualcuno all’ultimo istante magari potesse fermarli. Così l’onore della sorella e il loro era comunque salvo senza dovere scannare Santiago.

   Persino la scena del mostruoso delitto è presentata in maniera tale da non apparire raccapricciante come in realtà è. L’Autore la presenta in modo da apparire comica. Ad esempio, come quando un vicino di Santiago osserverà impietosamente al ricordo del “macellato” con le viscere addominali trattenute dalle proprie mani: “Quello che non ho mai potuto dimenticare fu il terribile odore di merda”.

   Insomma, la “Cronaca” è una cruda satira dei costumi retrogradi chiusi in un’arcaica mentalità che non sa vedere al di là di un innocuo atto d’amore, della perdita extraconiugale della verginità delle donne della propria famiglia, disonorate per sempre comunque, anche dopo il lavaggio col sangue dell’incolpevole, ironia dentro l’ironia, Santiago Nasar, e della mentalità bigotta fra l’altro, da cui i gemelli Vicario attingono anche il dovere (accanto a quell’altro) di farsi il segno della croce prima di andare a compiere il loro misfatto, per avere suggello, conforto e aiuto dall’Alto.

Angelo Lo Verme