I Trattati europei del futuro

Quando furono creati i Trattati fondativi dell’Europa unita si assecondarono i suggerimenti tedeschi che minacciavano di non firmare null’altro che i famigerati parametri da loro caldeggiati… nessuno dei partner europei dovette spremersi le meningi o fare sfoggio di sapienza, si accettò senza profferire verbo: contro la forza la ragione non vale.

Così oltre ai parametri si dovette accettare che le banche centrali formassero una specie di club esclusivo -che si sarebbe chiamato BCE- che avrebbe avuto il compito di combattere l’inflazione (che era il vizietto dell’Italia contro la quale era stata voluta la BCE). Il fato ha voluto che proprio i teutonici hanno dovuto riconoscere la necessità di un po’ di inflazione e cioè che si combattesse la deflazione e lo hanno chiesto proprio ad un Italiano. Così Draghi, “costi quello che costi”, li servì a puntino (anche se poteva farlo molto meglio). In queste operazioni in pochi si sono accorti che combattendo l’inflazione prima e la deflazione dopo, oltre a fare politica monetaria si faceva anche politica economica che non è compito della BCE.

Adesso che i parametri non esistono più perché disattesi da sempre, ci si chiede come sostituirli e quindi ci si dovrà chiedere se la BCE ha diritto di influire liberamente sull’andamento delle singole economie nazionali. Più precisamente ci si chiede: se la Germania ha bisogno come l’aria di fermare l’aumento dei suoi prezzi interni (come sta concretamente accadendo in questi mesi) la BCE ha diritto di aumentare i tassi in Italia e altrove sapendo di sconquassarne l’economia? Oppure le decisioni che hanno risvolti di andamento congiunturale sull’economia reale dei vari stati, vanno assunti congiuntamente ai Ministri responsabili di questa materia dei vari stati europei? Se poi in Italia c’è un governo patriottico, come si pensa di farlo fesso bellamente senza che si accorga che la politica BCE favorisce certuni e danneggia cert’altri?

La questione dal punto di vista accademico è intrigante ma dal punto di vista politico ha del divertente: è difficile immaginare la Germania volere una BCE del futuro che qualunque cosa faccia lo debba chiedere ai Ministri dell’economia di ogni Paese coinvolto, lasciando perdere il suo solito atteggiamento del prendere o lasciare che l’ha contraddistinta fino ad oggi. Una BCE “democratica” necessaria per salvare l’Unione è una ipotesi veramente divertente.

Peraltro passare da una prima fase di dispotismo incontrastato -come era agli inizi- al dover condividere tutte le scelte che contano con i non virtuosi, è una inversione a “U” vergognosa; mentre loro, i virtuosi per antonomasia, che hanno pontificato senza lasciare spazio ad altre opinioni oggi dovrebbero conquistarsi il consenso degli altri… è veramente una figuraccia diplomatica imprevedibile.

In verità a favore dei tedeschi vi sono i nostri politici che quando non sono venduti, sono impunemente armati di profonda ignoranza non solo di cose economiche, che per non esibire apertamente l’incapacità di avere una opinione lasciano campo libero a chi pesa di più.

Cosa accadrà? Nulla; i tedeschi non avendo spirito europeistico e, tanto meno, mutualistico, preferiranno far saltare l’intera impalcatura europea (dopo aver azzerato le nostre economie) anziché perdere la possibilità di dettare le agende.

Il lupo perde il pelo ma il vizio rimane sempre lo stesso.

Canio Trione