In Parlamento il primo Partito meridionalista?

Queste elezioni affrettate hanno generato novità non impreviste ma intriganti. Novità che hanno messo in ombra invece alcune altre novità imprevedibili.

Per la prima volta in Parlamento è entrata una formazione squisitamente meridionale.

I media non se ne sono accorti intenti a seguire il gossip della prima donna Presidente. Anche le Istituzioni stanno un po’ tentennando: alle consultazioni con il Presidente della Repubblica i rappresentanti del nuovo partito meridionale sono andati in quanto autonomisti come già lo è il partito sud tirolese, peraltro presente in Parlamento da sempre. Quindi il nuovo partito meridionale non è un partito meridionalista? Sembra di no e così fa intendere il comportamento dei neo eletti.

Essere annoverati tra gli autonomisti è una questione che verte su argomenti istituzionali peraltro già affrontati e soddisfatti nella legge vigente sulle regioni a statuto speciale. Essere meridionalisti invece verte su un modello di politica differente da quello nordico nell’essere più rispettoso delle identità culturali, sociali ed economiche locali. Essere meridionalisti significa non certo chiedere danari al nord o al centro romano ma non pagare per servizi mai avuti e non vedersi saccheggiare energia, risparmi e lavoratori quasi fossimo una miniera a cielo aperto di braccia, menti, risparmi e materie prime per lo sviluppo altrui. Essere meridionalisti significa essere orgogliosi di un modello di sviluppo di gran lunga più sostenibile di quello nordico e fortemente ancorato alle piccole imprese e quindi alla centralità della famiglia. Essere meridionalisti significa non riconoscere alla burocrazia il ruolo centrale che si è attribuito con un vero e proprio colpo di Stato istituzionale. Essere meridionalista significa essere includente anche dei più sfortunati che nel sistema delle piccole imprese -opportunamente liberato dalla dittatura della burocrazia- può facilmente assorbire tutti gli attuali disoccupati.

Cioè essere meridionalisti significa indicare al resto d’Italia e d’Europa un modello diverso da quello nordico e grandindustriale centralistico ormai divenuto a sua volta ostaggio di una finanza antiumana che non si regge più.

Quindi, noi tutti meridionali, ci chiediamo e chiediamo ai neo eletti del partito Sud chiama Nord se intende essere autonomista, per le questioni interne della Sicilia, oppure iniziare il percorso di unificazione delle infinite istanze meridionaliste per la realizzazione di un progetto di crescita umana e economica del sud con un modello economico speciale fatto dai meridionali per i meridionali?

Canio Trione