L’autonomia differenziata

Sembra che molti politicanti nordici siano sempre più decisi a realizzare l’ormai celebre ipotesi di autonomia amministrativa di alcune loro Regioni. Si tratta di trasferire ai politici regionali del Nord molti compiti oggi affidati alla burocrazia romana. Il carico fiscale sulle spalle dei contribuenti locali e nazionali però rimarrebbe intatto. Cioè al contribuente nordico o nazionale non viene previsto nessun vantaggio ma è una manovra di Palazzo; si fa tutto per consentire ai politicanti attuali e futuri del Nord di gestire somme oggi amministrate da Roma. Lo fanno per buscare le bustarelle? Non si sa, si asserisce che governando la spesa dalle Regioni si farebbe meglio che non da Roma cioè si risparmierebbero dei soldi avendo servizi migliori; ci si guarda bene però dal lasciare qualche spicciolo nelle tasche dei cittadini.

Poi c’è la questione dei meridionali che dovrebbero rinunciare a dei soldini per consentire ai politicanti del nord di amministrare maggiori somme. Cosa non da poco e vediamo perché.

Primo. La dotazione infrastrutturale di cui gode il Nord è stata realizzata anche con danari provenienti dal Sud; Sud che non ha avuto una dotazione simile pur subendo intatta la unicità nazionale della legislazione fiscale. Cioè abbiamo avuto la stessa legislazione fiscale ma la spesa è andata più lì che qui. L’abbiamo fatto di buon grado nello spirito nazionale unitario ma anche grazie alla ignavia della classe politica locale spesso incapace o servile verso il Nord. Abbiamo anche mandato i nostri conterranei a lavorare al Nord che poteva offrire lavoro grazie alle infrastrutture create anche con il nostro contributo. Adesso che la manovra è riuscita e che il PIL si crea lì e non qui, si tengono tutti i soldi?

Secondo. Il superamento del gap infrastrutturale e il deficit di servizi che penalizza il Sud con quali soldi si intende superare se il gettito rimane in misura crescente al Nord?

Terzo. Una parte rilevantissima di PIL che paga le tasse al Nord viene realizzato al Sud e/o da meridionali che operano al Nord (basta pensare ai carburanti prodotti dai pozzi petroliferi e dall’energia verde che è tutta del Sud, ma moltissimo altro come le materie prime agroalimentari o i redditi di meridionali molto spesso di successo che vivono al Nord o al centro) quel gettito che contabilmente appare nordico ma che è meridionale dove lo spendiamo? Al Nord? Questa è o no una forma di solidarietà del Sud verso il Nord?

Quarto. Se il Sud non beneficia degli stessi servizi del Nord e non ne beneficerà nel futuro prevedibile, perché deve subire nel futuro la stessa legislazione fiscale e burocratica del Nord? Questa è o no un’altra forma di solidarietà del Sud verso il Nord?

Quinto. I “trasferimenti” effettuati da Roma verso il Sud che altro sono se non versamenti a favore delle camarille politiche meridionali servili verso il Nord e verso Roma? E non è per caso un modo per comperarne la fedeltà e la reverenza senza che al cittadino del Sud arrivi nulla se non servizi sgangherati?

Quindi quella balzana Idea di differenziare amministrativamente l’Italia cade malamente in un settore già marcio di per sè ed è l’inverso della solidarietà nazionale e quindi è un modo per demolire la unità nazionale che ancora sopravvive. Quindi è una idea veramente balzana da rigettare interamente senza se e senza ma. Né vale costruire (tardivamente) il monumento/ponte sullo stretto o altre opere pubbliche, (ovviamente realizzate da imprese di Milano che pagheranno le tasse a Milano) per lavarsi la coscienza e dirsi solidaristi e meridionalisti anche perché le Grandi Opere del Nord come la TAV o il Mose e relative bustarelle le stiamo pagando anche noi del Sud che non vi abbiamo grande interesse diretto…

Né, ancora, serve asserire che il Sud al solito chiede danari (a Roma e al Nord) dato che quand’anche lo faccia a favore dei suoi cittadini -e non certo a favore delle sue caste politiche- quei soldi non sono che una piccola parte di quelli di cui è stato spossessato per miliardi e miliardi nel recente e meno recente passato.

La questione è gravissima ma quella vera è ben altra: il Nord nonostante tutti i sacrifici e i contributi di noi meridionali non ce la fa più: non regge la concorrenza internazionale; il mondialismo lo ha spossessato delle imprese migliori che sono andate a pagare le tasse all’estero e quindi vuole sempre di più… anche solo per esistere. Non gli bastano le infrastrutture che ha, ne vuole di ben più costose e sofisticate. Il vero malato terminale è lui e se non lo fosse, non farebbe tutta questa pantomima.

Così da Sud si impone la domanda: come deve essere impostata l’Italia del futuro? Il Nord vuole tenersi i soldi, ma il Sud deve anche pensare a se stesso; come? Cosa è veramente suo che non deve essere immolato sull’altare dello sviluppo altrui? infatti il Sud non può continuare a pagare tasse per servizi mai ricevuti e non può continuare a sacrificare la propria Terra e paesaggio per fornire energia gratis alle imprese del Nord, nè può continuare a depositare nelle banche del Nord il frutto del proprio risparmio, del proprio lavoro e del proprio sacrificio per finanziare aziende e speculatori nordici per sentirsi dire che non basta e che vogliono di più serve capire come deve essere l’Italia del futuro: se il Nord si tiene il gettito, il Sud su cosa deve contare visto che gli hanno tolto tutto, ma proprio tutto, giovani compresi? E che dire degli altri territori anche nordici abbandonati a se stessi come i territori montani che altro non sono che dei Sud dentro il Nord?

Senza parlare delle altre cose ancor più gravi cui siamo stati tirati dentro.

Quindi questo è uno snodo essenziale cui è chiamato il nuovo governo a dire una parola chiara e Alta.

Serve anche che la classe politica meridionale si renda conto di essere di infimo ordine e quindi si faccia da parte e deleghi una commissione unitaria meridionale che tratti con i promotori nordici della autonomia differenziata per decidere come deve essere l’Italia del futuro e cioè quanto e come debba essere differenziata se non divisa.

Canio Trione