Scacco alla mafia dei Pascoli

“Una sentenza importante che dà dignità a un territorio e che dà un grande segnale al Paese… Oggi vinciamo tutti”, così Giuseppe Antoci, presidente della Fondazione Antonino Caponnetto ed ex presidente del Parco dei Nebrodi, nei primi momenti dopo la lettura della sentenza emessa dai giudici del Tribunale di Patti contro la cosiddetta “mafia dei pascoli: condanne per oltre 600 anni di carcere, sui mille chiesti dalla Procura. Novantuno le condanne e dieci le assoluzioni. E confische per milioni di euro.

Sotto processo quel sistema attraverso cui la criminalità si accaparrava milioni di euro di contributi europei per i terreni agricoli. Una linfa finanziaria importante e rinnovabile. «Compare, non vale la pena ormai fare le estorsioni ai commercianti, con i contributi dell’Unione europea si campa alla grande senza rischi». Questo quanto intercettato dagli inquirenti in un colloquio tra due malavitosi dei Nebrodi. Secondo le indagini alcune famiglie avrebbero avuto in concessione fino a mille ettari, con un incasso annuo di almeno 500mila euro quale contributo, a fronte di un canone irrisorio.

Gli imputati erano accusati a vario titolo di associazione mafiosa, truffa all’Ue, falso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori. Un’organizzazione imprenditoriale al passo coi tempi e capace di sfruttare le potenzialità offerte dall’Unione Europea all’agricoltura con complicità di prestanomi e insospettabili professionisti.

Un grazie senza fine a Giuseppe Antoci che con il suo “Protocollo” ha dato impulso alle indagini e che per tutto ciò ha rischiato la vita in quel tragico attentato mafioso del 2016 dal quale si è salvato grazie all’auto blindata e all’intervento dei poliziotti della scorta.

Il maxiprocesso dei Nebrodi scaturisce dall’operazione del 15 gennaio 2020 denominata “Nebrodi” con 94 arresti e il sequestro di 151 aziende agricole per mafia, una delle più vaste operazioni antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente mai eseguita in Italia e all’Estero sul versante dei Fondi Europei dell’Agricoltura in mano alle mafie.

Grazie a tutti, Procura, investigatori, DDA, Tribunale per questo risultato storico.

Vanno ricordati, senza enfasi e vanagloria, anche quanti, fin dall’inizio, hanno avuto l’intuizione investigativa e si sono adoperati in attività di indagini su un fenomeno sconosciuto, un malaffare milionario, assurto a vero sistema mafioso, fatto di connivenze e silenzi, tra cui il compianto Tiziano Granata e il dottor Daniele Manganaro, rispettivamente, all’epoca, Assistente Capo e Dirigente del Commissariato di PS di Sant’Agata di Militello. Entrambi erano presenti anche la notte dell’attentato ad Antoci e provvidenziale fu il loro intervento. Grazie a loro partirono le prime indagini di polizia giudiziaria contro le bande dei pascoli dei Nebrodi e sulle attività criminali connesse: abigeato, macellazione clandestina, commercio di sostanze alimentari insalubri, furto di fauna selvatica. E così sono emerse le “compiacenze scellerate”.

Poi c’è stata l’inchiesta giunta ora a sentenza. “Da questa aula di Tribunale, dove sono state scandite condanne pesanti, deve partire un messaggio ai cittadini: che possono fidarsi dello Stato e che devono denunciare”, ancora Antoci. E come non essere d’accordo?

Ciro Troiano