Comunicare con i figli
Per capire davvero i figli bisogna imparare a comunicare. Un buon dialogo si costruisce fin da quando sono in tenera età. Le parole chiave sono ascolto attivo, assenza di giudizio, apertura mentale ed empatia.
Spesso i figli non rispondono ai genitori in merito all’andamento scolastico, alle amicizie, a come si sentono. Altre volte annuiscono completamente, evitando il dialogo.
L’intesa fra genitori e figli non si improvvisa, ma si costruisce nel tempo. Non si può iniziare a ricercare un dialogo durante la fase dell’adolescenza perché è il momento in cui i ragazzi si chiudono e si ha poca voglia di parlare con i genitori, preferendo gli amici. La relazione va iniziata e curata già subito dopo la nascita.
A partire dai dodici anni i figli più che le parole seguono l’esempio dato. Quindi in base ai gesti compiuti dagli adulti si orientano pure quelli dei ragazzi. Non vanno fatte domande inquisitorie che mettono in difficoltà, ma domande che aiutano ad aprirsi e farsi conoscere.
Capiterà anche che non sia sincero ma va tenuta in considerazione qualche bugia bianca. Va accettata la sua intimità, individualità, vanno evitate domande indagatorie e pressanti. Dai dodici anni in poi, secondo gli esperti, i figli non ascoltano più i genitori. È il gruppo dei pari a cui fanno riferimento e a cui si confidano. È importante riconoscere il ruolo degli amici. I bambini fino all’adolescenza inoltrata rendono ad omologarsi al gruppo per sentirsi simili agli altri.
Quando si parla di comunicazione si parla di condivisione di informazioni. Se il genitore si erge a giudice, il figlio non avrà voglia di comunicare ed instaurare un dialogo. È fondamentale che l’adulto si adatti al mondo del bambino andandogli incontro.
Se ci si rende conto che la relazione comunicativa lascia a desiderare, per aggiustarla basta accettare con curiosità il suo mondo, mostrando interesse per ciò che ama, per le sue passioni, senza proporre o imporre il proprio punto di vista. Importante è mettersi in una posizione di ascolto attivo, basato sull’empatia e sull’accettazione. L’altro non deve sentirsi giudicato, ma compreso. Un fatto che chiude la relazione, per questo lo sconsigliano gli esperti, è dare costantemente opinioni, come se fossero verità inconfutabili.
Non si deve poi confondere il dialogo fra genitori e figli con il concetto di essere loro amici. Il genitore deve essere guida ed autorità con la codificazione di regole, perché senza regole, affermano gli esperti, non si è liberi. Non si deve passare dall’essere intransigenti su tutto all’essere amici. Nel mezzo c’è lo spazio per creare la giusta relazione, fatta di dialogo sano ed edificante, tra genitori e figli.
Paola Copertino