I Violini di Antonio Vivaldi e le Figlie di Choro
Il celebre compositore Antonio Vivaldi, autore delle notissime Quattro Stagioni e di infinita musica sacra e strumentale, ebbe una influenza culturale di notevole spessore a Venezia. Come noto egli fu il Maestro dell’Ospedale della Pietà, orfanotrofio modernissimo ed esempio per tutta Europa, poi denominato conservatorio in cui le fanciulle abbandonate erano istruite e introdotte alla musica, un esempio all’avanguardia di formazione culturale e sociale. Il prete rosso operò nell’Istituto della Pietà per circa 40 anni dal 1703 al 1740 dapprima come maestro di violino, poi come maestro di Concerti. Abbandonò l’incarico per spostarsi a Vienna, abbagliato dalle proposte dell’imperatore che nell’anno successivo non sottoscrisse il contratto tanto atteso dal compositore lasciandolo morire in miseria.
L’Istituto per l’Infanzia “Santa Maria della Pietà” di Venezia non è una fondazione musicale. Fondato nel 1346, è tra le più antiche istituzioni al mondo dedicate alla tutela e alla protezione dell’infanzia abbandonata. Continua la sua attività anche nei giorni nostri poichè a partire dai primi anni del Novecento fu avviata un’operazione di partecipazione sulle famiglie e sulle mamme con finalità di prevenzione. Una funzione che l’Istituto continua a svolgere, con 3 comunità: 2 per minori e 1 per mamme con bambini.
Dal 1598, la Pietà affiancò alla missione principale quella culturale. Partendo da un piccolo coro di 8 voci di bambini e giovinetti, passo dopo passo è arrivata alla grande orchestra delle Figlie di Choro. Le Putte del Choro, abbandonate da neonate nella “scafetta”, venivano istruite nella musica e nel canto da celebri maestri, come Gasparini e Vivaldi, tra tradizione e innovazione.

Non tutti sanno però che il Maestro Antonio Vivaldi fece acquistare all’Istituto un notevole numero di strumenti musicali, creati da liutai noti e meno noti di scuola italiana e tedesca, per soddisfare lo studio e l’attività concertistica delle sue allieve. Proprio pensando alle caratteristiche tecniche delle proprie allieve, Vivaldi sceglieva personalmente i violini. In particolare questi strumenti furono destinati alle Figlie di Choro, un gruppo selezionato di musiciste che si esibivano nella Cantoria della Chiesa. Esse erano privilegiate rispetto alle compagne del Conservatorio, poichè insegnavano ad alunne esterne, godevano di un cibo migliore, erano dispensate da lavori faticosi e riuscivano persino a sposarsi. Erano figure avvolte da un’aura di mistero, poiché durante i concerti si esibivano dalle cantorie, celate dal fittissimo intreccio in ferro battuto delle grate con cui erano decorate, che rendeva invisibile al pubblico il loro volto.
Nel 2019 è cominciata una operazione di restauro degli strumenti ancora esistenti acquistati dal veneziano per l’Istituto. Ne sono pervenuti solo 24 su 50 ma costituiscono un unicum poichè sono rimasti inalterati nel tempo. Gli strumenti musicali antichi hanno subìto nei secoli successivi diverse trasformazioni poichè sono stati adeguati alle esigenze sonore dei solisti e al cambio di accordatura con modifiche sul manico e sulla lunghezza.
Invece queste perle veneziane sono rimaste nelle stesse condizioni di metà Settecento.
Vanno dunque considerati documenti storici di straordinaria importanza per gli addetti ai lavori e per la storia della musica.
Nel 2019 il Museo del Violino di Cremona, polo d’eccellenza riconosciuto a livello internazionale per competenze ed impegno di ricerca nel settore degli strumenti ad arco, in collaborazione con il Corso di Laurea Magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Pavia ha iniziato un’opera analitica di restauro di ben 17 strumenti della collezione in accordo con l’Istituto della Pietà: 12 violini, 2 violoncelli, 2 contrabbassi e 1 viola.
I maestri liutai Fausto Cacciatori, Deborah Pase e Federico Maria Sardelli hanno iniziato la documentazione fotografica in visibile e ultravioletto a cui sono succedute indagini scientifiche in collaborazione con il laboratorio Arvedi di diagnostica non invasiva dell’Università di Pavia, che ha sede presso il Museo del violino di Cremona.

La finalità del progetto è stata lo studio, la conservazione, il restauro e la valorizzazione della collezione che consta anche di pezzi importanti come due violini realizzati dai liutai Andrea e Pietro Guarneri e i due violoncelli di Matteo Goffriller.
Dopo l’intensa attività di restauro per l’azione dei tarli e qualche rottura dovuta all’uso finalmente si potrà godere di questi capolavori in una mostra I Violini di Vivaldi e le Figlie di Choro che si è tenuta a Cremona dal 5 maggio al 1 agosto 2021. Nei prossimi mesi è intenzione del Museo di organizzare incontri sulle varie tematiche offerte dalla mostra e la riapertura di musei e attività turistiche saranno un’occasione ghiotta per una bella visita. Si auspica anche di poterli ascoltare per goderne il suono e tornare a quelle antiche atmosfere barocche.
Annalisa Andriani