L’orchestra rubata di Hitler. Romanzo di Silvia Montemurro

Gli anni atroci del periodo nazista ci hanno posto di fronte all’impensabile barbarie che un essere umano è in grado di compiere se spinto dalla cieca obbedienza, dall’odio e dall’acredine indotta da un folle visionario verso una fascia di popolazione.

I rastrellamenti nei ghetti e nelle case dei ricchi ebrei non servivano solo per deportare uomini, donne e bambini ma anche per depredare le opere d’arte di gran valore e gli strumenti musicali in loro possesso. Hitler aveva costituito una specifica Sezione di soldati nazisti con l’obiettivo di individuare tra le opere i migliori capolavori che lui avrebbe collezionato nel suo bunker. La Sonderstab Musik confiscò centinaia di strumenti musicali di alto valore in tutti i paesi occupati insieme a rari spartiti musicali, dischi e libri storici tra cui un violino Guarnieri del Gesù. Ancora oggi vi sono trattative tra gli eredi dei prigionieri dell’Olocausto e i Musei in cui sono conservate queste opere d’arte che cercano ogni cavillo per non restituire il maltolto.

Nel 1996 il musicologo olandese Wilhelm De Vries pubblicò un importante saggio sulla Sonderstab elencando i nomi di chi fu coinvolto e le opere trafugate. La Sonderstab era diretta da Herbert Gerigk, scomparso nel 1996 a 91 anni, e aveva 350 collaboratori. In Olanda, Francia e Belgio, i beni confiscati appartenevano a settantamila famiglie ebree, tra cui quelle di noti musicisti e compositori deportati. Per trasportare i beni rubati servirono 669 treni merci, finirono nei magazzini un milione e mezzo di metri cubi trasferendo a Berlino in un solo mese duecento pianoforti d’epoca. Anni fa a Parigi nascosto dietro una parete in cartongesso fu scovato un Guarneri del 1725 e in una lista del governo francese, sono riportati gli strumenti confiscati dai nazisti, tra cui dieci Stradivari e due Guarneri.

Intorno ad uno dei Guarnieri del Gesù si svolge la vicenda del romanzo “L’orchestra rubata di Hitler” scritto da Silvia Montemurro (in foto) edito da Salani.

Una storia davvero coinvolgente ed appassionante fino all’ultima riga vede protagoniste due donne Elsa e Adele che vengono presentate in momenti diversi della loro vita e della Storia.

Elsa, splendida violinista dai capelli rossi conduce una vita agiata e alquanto felice; è sposata ad una nota personalità berlinese che con l’avvento del nazismo affianca Hitler in importanti spedizioni misteriose. Una notte la moglie si imbuca nell’auto di rappresentanza e scopre che il marito appartiene alla Sonderstab e ne governa le missioni. Hanno appena portato via dal suo appartamento una giovane donna e sua zia e stanno perlustrando la casa quando scoprono un violino sotto le assi del pavimento. Il violino viene subito nascosto nell’auto mentre Elsa vagando per l’appartamento familiarizza con le immagini di Adele, ipotizza la sua vita e fantastica su di lei. Nei giorni a seguire ad Elsa cade il velo dagli occhi e comprende quanto stia davvero avvenendo intorno a lei, il ruolo del marito e la feroce deportazione. Per Elsa diventa motivo di vita e di interesse, o forse di sopravvivenza, scoprire le sorti della giovane Adele, iniziando a incontrare segretamente i suoi amici tanto da mettere a repentaglio la sua vita e quella del marito. “La musica poteva essere pericolosa. Si poteva morire per la musica”.

Elsa e Adele affronteranno in modo diverso gli anni della guerra e dell’Olocausto trovando nella musica e nel violino il loro motivo di vita e sopravvivenza. La trasformazione di entrambe le porterà ad una lotta contro il sistema e ad attingere ad ogni lembo di coraggio per affrontare l’orrore.

“Quando suono esisto…”

Intorno a questa storia che ad ogni pagina si fa sempre più affascinante e misteriosa ruotano vicende umane che delineano meglio i ruoli di quel periodo, la necessità di sopravvivenza,  l’obbligo per molte persone a mettere la testa sotto la sabbia per vivere e sopravvivere portandoci dentro la Storia e apprezzando ogni figura.

La scrittura di Silvia Montemurro è sempre fluida e interessante, sa cogliere gli aspetti storici non rendendoli mai pedanti e inserendoli molto bene nelle vicende umane. L’autrice riesce a scalfire bene i personaggi rendendoli visibili agli occhi del lettore toccando anche la figura arcigna ma tormentata di Hitler. I riferimenti alla musica sono abbastanza precisi lasciandosi andare a piene mani nella descrizione del Concerto di Tchaikovsky che Elsa esegue durante un bombardamento.

“Voleva appropriarsi della musica. Ma la musica è come il vento. Non la si possiede. La si sente e basta. Al massimo si può imparare a suonarla. La musica rimane sempre libera…”

E per la libertà si è capaci di sacrificare tutto.

Annalisa Andriani