La violenza corre più veloce della vittima
Uno dei tanti video che finiscono sui social e vengono condivisi nelle chat. Immagini riprese da compagni che con fare compiaciuto immortalano l’atto “glorioso” compiuto da un loro coetaneo mentre colpisce violentemente una tartaruga. È successo qualche giorno fa nel Parco delle Rimembranze di La Spezia, dove il ragazzino, minorenne e studente delle superiori, ha procurato la rottura del carapace e danni mortali all’animale a colpi di pietra. È stato denunciato dalla polizia locale che lo ha identificato visionando le telecamere interne al parco.
Di fronte a eventi di questa gravità è indispensabile intervenire prima di tutto penalmente, ma anche a livello sociale, educativo e psicologico. Negli ultimi anni rileviamo un sempre maggiore coinvolgimento di minori in atti di inaudita violenza sugli animali e, spesso, questi gesti sono accompagnati da immagini che vengono poi diffuse in rete con il rischio, per nulla residuo, che la violenza assistita amplifichi il rischio di replica e, soprattutto, anestetizzi ogni residuo di empatia.
Stando alla casistica ufficiale, i reati contro gli animali commessi da minorenni sarebbero pochissimi: in realtà non è così. Dal 2015 fino al 2021 secondo i dati delle 29 Procure presso il Tribunale per i Minorenni presenti nel nostro Paese elaborati per il Rapporto Zoomafia LAV, sono appena 202 i minorenni denunciati per crimini contro gli animali. Un numero insignificante rispetto alle decine di migliaia di adulti denunciati per lo stesso tipo di reati nello stesso periodo. E tuttavia altri indici ci restituiscono narrazioni completamente diverse, con atti diffusi e una violenza contro gli animali generalizzata e gratuita.
A riprova di quanto siano diffuse le forme di maltrattamento di animali agite da minorenni, riportiamo i dati di una ricerca. Nell’anno scolastico 2013/14 abbiamo svolto un’indagine nella scuola secondaria di primo grado, intervistando 1500 studenti (750 femmine e 750 maschi), tra gli 11 e i 14 anni, sul tema preadolescenti/adolescenti e maltrattamento di animali. Il 14,4% del campione ha dichiarato di aver maltrattato un animale almeno una volta. Si tratta del 19,1% dei maschi e del 9,7% delle femmine. Il 47,2% di coloro che hanno detto di aver maltrattato animali ha dichiarato di averlo fatto una sola volta. Il 5,3% del campione ha detto di averlo fatto “un paio di volte”. L’1,2% del campione ha risposto: “Sì, diverse volte”. Percentuale poco diversa per coloro che hanno risposto “Sì, lo faccio spesso”: l’1,1% del campione. Il 42,6% ha anche assistito a maltrattamenti di animali da parte di altre persone.
Quello del postare video sui Social sembra essere un leit motiv che compare in parecchi casi di violenza a danno di animali agiti da minorenni. Sicuramente alcuni maltrattamenti vengono pensati e perpetrati all’unico scopo di postare i video in rete, in questo senso l’immensa visibilità di Internet rappresenta il luogo dove rendere universali i propri violenti quanto stupidi “atti gloriosi”.
È un fenomeno ormai planetario e riguarda qualsiasi tipo di violenza. Nella chat “The Shoah Party”, disattivata nel mese di ottobre 2019, dopo l’inchiesta dei Carabinieri di Siena, ad esempio, sono stati trovati centinaia di video, definiti “orribili” da alcuni degli investigatori che li hanno visionati. Scene di uccisioni di persone, degli sgozzamenti per mano dei terroristi dell’Isis, di abusi sessuali su bambini e bambine, video di sevizie su galline e altri animali, con l’invito “a provarci anche noi”. Un vortice di violenza che coinvolge tutti, senza alcun confine di specie.
Con buona pace del paradosso di Zenone di “Achille e la tartaruga”, ahinoi, la violenza corre più veloce della vittima.
Ciro Troiano