La Via Appia nel patrimonio Unesco

Uno dei luoghi più suggestivi della città di Brindisi è Salita Virgilio, che attinge la sua denominazione dal luogo in cui sorse l’abitazione del poeta Publio Virgilio Marone, in cui vi morì nel 19 a. C., al rientro dal suo viaggio in Grecia e in Asia Minore, dove era andato per mettere a punto i luoghi dell’Eneide.

In cima alla scalinata, intitolata al grande letterato, sono presenti le due colonne, ritenute impropriamente il punto terminale della via Appia e che, invece, rappresenterebbero quello che rimane di un’area monumentale di epoca romana.  Una delle due colonne, rovinò al suolo nel 1528 e i rocchi, rimasti incustoditi per circa cento anni, vennero donati, nel 1657, dall’allora sindaco Carlo Stea alla città di Lecce per erigervi un monumento in segno di devozione a Sant’Oronzo, il quale aveva protetto la penisola Salentina da un’epidemia di peste.

Nel capoluogo messapico, palazzo Granafei Nervegna ospita, in una suggestiva sala, alcuni componenti della colonna rimasta integra, il capitello, il pulvino e l’ultimo rocchio che, dopo i restauri del 2003, furono sostituiti con dei calchi.

La Via Appia Antica, costruita nel 312 a.C., ha garantito per centinaia di anni il collegamento da Roma a Capua e poi a Brindisi, rappresentando la testa di ponte dell’Impero Romano con l’Oriente. Ebbe il nome dal suo ideatore il censore Appio Claudio detto il Cieco, illuminato e ambizioso amministratore della cosa pubblica e tra i sostenitori dell’espansione del dominio romano nelle regioni meridionali. Egli concepì il progetto di collegare con un percorso veloce Roma e le province meridionali al fine di consentire rapidi spostamenti all’esercito, in quell’epoca impegnato nelle guerre contro i Sanniti.

Il tracciato dell’Appia Antica, intorno alla Capitale, è oggi il cuore pulsante di un parco archeologico e di un ambito naturale protetto, tutelato dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lazio, che dal Municipio VIII, comprendente l’ottanta per cento dell’area capitolina del Parco, passando per Ciampino, si estende fino alla località Frattocchie, nel comune di Marino.

Luoghi di grande rilevanza storica, artistica e naturalistica, compresi tra la via Ardeatina e la via Tuscolana, convivono nel Parco con la città contemporanea, immersi nel contesto paesaggistico della campagna romana, in gran parte conservata. La Valle della Caffarella, il complesso di Massenzio, il Mausoleo di Cecilia Metella e il palazzo Caetani, le catacombe, la tenuta di Tor Marancia, le tombe della Via Latina, Tor Fiscale e gli Acquedotti, le maestose ville imperiali dei Quintili e dei Sette Bassi, i monumenti che costeggiano la “regina viarum”, rappresentano un patrimonio straordinario, testimonianza unica del paesaggio e della civiltà romana.

Recentemente, a Roma alle Terme di Diocleziano, è stato sottoscritto un protocollo d’intesa per la candidatura della strada consolare, compresa la variante traianea, nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO con l’obiettivo di valorizzare i seicento chilometri del suo tracciato. Il progetto, promosso direttamente dal Ministero della Cultura attraverso i suoi uffici centrali e periferici, coinvolge: 4 Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), 12 tra Province e Città Metropolitane, 73 Comuni, 15 Parchi, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e 25 Università italiane e straniere.

Il Ministero, retto oggi da Gennaro Sangiuliano e in precedenza da Dario Franceschini, ha annunciato ventidue milioni di euro di investimenti sul tracciato per la valorizzazione di evidenze archeologiche ed architettoniche situate lungo il percorso, oltre la volontà di arrivare a una protezione internazionale di un patrimonio unico nel suo genere. L’obiettivo sarebbe quello di coniugare le ragioni della conservazione e valorizzazione di questo importante patrimonio con lo sviluppo sostenibile dei territori coinvolti. Un elemento questo che si rivela fondamentale anche per la crescita sociale ed economica di molte zone coinvolte che, spesso, sono aree interne e quindi fuori dai grandi circuiti turistici. Dopo la valutazione del Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana UNESCO, il dossier scientifico, accompagnato dal Piano di gestione del sito candidato, giungerà a Parigi, sede dell’organizzazione internazionale dedicata all’istruzione, alla scienza e alla cultura.

Il punto di partenza della Via Appia Antica è rappresentato dal complesso monumentale di architettura militare di Porta San Sebastiano che ospita, al suo interno l’omonimo museo detto anche della Mura Romane e offre ai visitatori un itinerario didattico che è stato realizzato nel 1990, ma la storia dell’utilizzo del monumento, per usi più o meno consoni alla sua importanza, ha inizio molto tempo prima.

Nel 1939, nonostante il parere contrario della Ripartizione Antichità e Belle Arti, furono eseguiti alcuni lavori negli ambienti interni della Porta per adattarli ad abitazione e studio privato di un gerarca fascista. Furono ricostruiti nuovi solai, poiché le volte in muratura erano crollate, creati nuovi ambienti con muri divisori, installate scale in legno e muratura, e rifatte le pavimentazioni in travertino e mattoni, con l’inserzione di due mosaici al primo piano.

Dopo la seconda guerra mondiale, la Porta venne riaperta al pubblico dal Comune che diede anche inizio alla stesura di un progetto per la realizzazione di un museo delle mura. Nel corso degli anni, però, e attraverso alterne vicende una parte dei locali della Porta fu adibita ad alloggio di servizio per il custode e la sua famiglia. Nel 1989 è stato ufficialmente istituito il Museo delle Mura di Roma e l’anno seguente è stato inaugurato l’attuale allestimento didattico.

Una visita al Museo, ad ingresso gratuito, consente di riflettere su come la strada romana rappresenti non solo il prototipo del sistema viario antico, ma una via di comunicazione che per millenni ha unito Oriente e Occidente e lungo la quale la cultura greca ed ellenistica ha contaminato quella romana.

                                                                                          Vincenzo Legrottaglie