Palazzi contro Piazze
Quasi come suo ultimo atto, nel settembre 2008, il Presidente degli USA W. Bush, repubblicano, ha lasciato che la Lehman fallisse portando con se buona parte dei listini mondiali.
Le turbolenze, che duravano ormai da più anni, sembravano inarrestabili e quindi il futuro presidente Obama abbracciò la teoria del “troppo grandi per fallire” per fermare il crollo che appariva ineluttabile. Tutti erano e sono consapevoli che una tesi del genere rende le banche più grandi invulnerabili al diritto che invece si applica a tutte le altre società e comuni cittadini; quando se ne sono accorti si è cercato di correre ai ripari ma inutilmente: sicuramente la tesi correttamente da applicare è l’inverso; cioè una società quando è troppo grande deve dividersi in più pezzi indipendenti tra di loro: cioè le mega società sono “troppo grandi per esistere” (con noi anche il grande Stiglitz). Cioè sarebbe stato meglio lasciare che la Grande Crisi frantumasse le grandi banche magari nazionalizzando quello che ne rimaneva sul modello IRI.
Questo dibattito è stato applicato alle banche che, si sa, hanno una attività di lobbyng ormai consolidata da sempre. Ma è errato anche per un’altra ragione! Non solo loro non devono mai superare una certa grandezza specie nelle economie nazionali come quella italiana, ma tutte le aziende di ogni settore devono rimanere dentro una dimensione ragionevole che non le renda più forti delle Istituzioni pubbliche. Se gli elettori cambiano la maggioranza partitica al governo ci si attende una radicale modifica della linea seguita; ma se la politica rimane la stessa vuole dire che le decisioni che contano vengono prese fuori delle stanze pubbliche; addirittura la direzione della futura politica viene imposta da interessi privati.
Questo lo vediamo chiaramente nelle decisioni che investono la vita di tutti i giorni come nelle svolte di fondo. Quale elettore sarebbe favorevole al cibo fatto sinteticamente o dagli insetti? Chi voterebbe qualcuno che volesse fare la guerra alla Russia? In qualunque parte del mondo. Pure, dopo aver riscosso il voto, si cambia radicalmente, quasi si segua una linea dettata dal di fuori. Ormai assistiamo a decisioni che mai avremmo pensato di ascoltare e quindi è evidente che dietro le Istituzioni agisce un potere non ufficiale che le piega. I politici di tutto il mondo sembrano dei piazzisti porta a porta che raccolgono il consenso con argomenti leziosi per poi farne quello che i loro mandanti occulti e potenti ritengono utile. In questa situazione non solo non esiste la democrazia e la libertà di cui si vantano i leader occidentali ma non esistono più neanche le stesse istituzioni.
Inoltre dopo la Grande Crisi del 2007-2010 le grandi società di ogni settore hanno spostato le loro attenzioni dal mercato finanziario (i cui prezzi sono ritenuti evidentemente troppo rischiosi) alla ricerca tecnologica e oggi vogliono vendere i prodotti realizzati dalle nuove tecnologie: dai vaccini e medicine ai cibi evidentemente “strani”, dalla digitalizzazione di tutto all’energia verde (che massacra ambiente e paesaggio), dalla mobilità individuale e collettiva alle opere domestiche per economizzare energia, senza parlare delle telecomunicazioni usate per disinformare ed incidere sugli elettori o del peggio di tutto e tutti cioè la intelligenza artificiale… tutti sono scatenati per imporre i frutti delle loro fantasie moderniste generosamente finanziate con soldi direttamente o indirettamente forniti dalle banche centrali.
Il futuro? Certamente sarà ancora peggio se non si muove la gente… quella che nei Palazzi chiamano piazze che, quando si muovono spontaneamente, è l’unica cosa che per i potenti è fumo negli occhi.
Canio Trione