La blue economy riprende quota

La ripresa della cosiddetta blue economy è una realtà secondo l’ultimo Rapporto sull’Economia del mare del Centro Studi Tagliacarne.

Rispetto al 2020 quando si era registrato un drastico calo, la blue economy inverte la rotta, la ricchezza prodotta nel 2021 cresce del 9,3% rispetto al 2020 e porta a quasi 56 miliardi di euro il valore aggiunto generato dalle quasi 225mila imprese del settore.

Il 62,4% dell’imprenditoria del mare è rappresentata dal turismo nel mare dove i servizi di alloggio e ristorazione fanno la parte del leone con 107mila imprese insieme alle attività sportive e ricreative che comprendono 33.684 imprese. Segue la filiera ittica (33.601), con un peso del 15%, tallonata dalla cantieristica 13% (28.489).

Analizzando i dati emergono i divari territoriali a vantaggio del mezzogiorno, bacino strategico del Mediterraneo, infatti in termini assoluti, il 47,9% delle imprese dell’economia del mare, vale a dire quasi la metà del totale nazionale, si trova nel Mezzogiorno (107.568 imprese), un altro 26,2% al Centro (58.755), mentre si attesta al 14,8% la quota del Nord Est e all’11,2% la quota del Nord.

Il rapporto conferma come l’economia italiana sia un’economia a forte vocazione marittima il cui sviluppo va ulteriormente incrementato partendo dal mezzogiorno che produce un terzo dell’intero valore nazionale dell’economia.

Antonella Cirese