Siamo ancora in democrazia?
“Questa mattina mi son svegliato…” e ho capito che gli Italiani il loro “ciao” si stavano apprestando a darlo alla democrazia.
La basse percentuali di votanti alle elezioni regionali dimostrano chiaramente che ormai il disastro politico italiano non è più un problema di destra, di centro o di sinistra, di fascismo, di biancofiore o di socialcomunismo, né di forze al governo e di partiti all’opposizione (tutti uniti e compatti, nel volere la guerra, come ai tempi di piazza Venezia) ma è l’effetto di una sfiducia degli Italiani (non a caso gli eredi più diretti della grande civiltà pre-cristiana e soprattutto pre-mediorientale) presso che totale nella democrazia. C’è, infatti, chi sostiene che essa sia passata dalla visione greca all’interpretazione americana, suggerita da spie e militari.
In altre parole sembrerebbe che gli abitanti dello Stivale non ne possano più di fake-news a getto continuo, di “desecretazioni” che, per come sono illustrate, fanno ancora più propaganda politica della motivazione di perversi segreti di Stato, di mainstream di un sistema massmediatico finanziato dalle banche di Wall Street e della City interessato, da sempre, alla produzione di armi, di uomini politici-marionette manovrati dai “pupari” di oltre atlantico e di oltremanica, di bla bla bla inconsistenti e falsi (nessuno dice ciò che è avvenuto dal 2014 a oggi nei luoghi dove si combatte) per giustificare che un popolo che ha necessità di riprendersi dai duri colpi subiti dalla pandemia e dal conseguente indebitamento verso l’Europa “atlantista” e mai stanca di guerre, destini i soldi dei propri contribuenti alle armi per Zelensky appoggiato da battaglioni neo-nazisti.
Il nostro è un popolo che subisce, intuendo più che capendo ma che ora, finalmente, sta aprendo gli occhi. Comprende che, a parte i missili al comico ucraino, non v’è neppure necessità di far vivere nell’abbondanza e nella ricchezza i guitti nostrani, per consentire loro di “insegnare” (anzi che andare a scuola e imparare ciò che non sanno), di simularci, senza alcuna plausibile ragione, sullo schermo di Sanremo il coito anale degli omosessuali o di mostrare, non richiesti, di essere anti-nazisti nell’attesa di abbracciare sul palco lo Zelensky dei battaglioni Azov, di dire amenità come l’invito di un presentatore a corrispondere il canone RAI (evidentemente, per pagare a lui i lautissimi compensi richiesti) e spegnere, poi, il televisore per non vedere le oscenità che egli ci propina.
“Questa mattina mi son svegliato”… e temo che domattina le cose non miglioreranno.
Luigi Mazzella