Sempre lui, il Cavaliere
Come già ha fatto altre volte il Cavaliere, in concomitanza le elezioni, se ne esce con una stravaganza imprevedibile.
Questa volta non si tratta di milioni di posti di lavoro o di IMU da abolire o di contratti da firmare ma di una pensata da elettore comune. Non tanto comune visto che ad attenderlo c’erano decine di giornalisti come se fossero stati avvertiti dell’imminente esternazione. Il Silvio nazionale riempie le pagine di tutti i giornali e tutte le televisioni in un attimo, facendo impallidire non solo i politicanti in gara per le poltrone in palio delle due più popolose Regioni italiane, ma anche gli ascolti di Sanremo. Tutti abbiamo letto quello che ha detto e quindi sappiamo che secondo lui la guerra poteva essere già terminata se solo il presidente ucraino avesse intendimenti più realistici e che il Presidente degli Usa con un bel Piano Marshall potrebbe indurre a più miti consigli la dirigenza ucraina. Un vero e proprio bagno di concretezza che cozza contro le vere ragioni della guerra che certamente al Cavaliere sono note ma che non si possono dire.
Come mai ha detto quelle cose? Certamente ha ottenuto una attenzione che questa campagna elettorale non aveva avuto mai e con una affluenza che a quel momento era veramente imbarazzante ha salvato la faccia dei futuri vincitori inducendo qualcuno a votare. Ha inoltre parlato al partito della pace che è maggioritario in Italia (e non solo) e lo ha indotto a votare per la destra che lui rappresentava; e lo ha fatto con argomenti concreti comprensibilissimi a tutti.
Quindi è solo uno spot per la parte politica che effettivamente poi ha vinto le elezioni regionali? Un messaggio agli alleati per dire alto e forte: guardate che ci sono pure io? Non solo, ha anche dimostrato che sempre lui è garante della pluralità di pensiero in Italia. Cioè ha dimostrato che da noi si possono dire cose che nessuno dice e quindi l’Italia potrebbe essere considerata diversamente da una colonia.
Poi, oltre alle questioni interne tutte centrate in maniera chirurgica, c’è il conflitto vero e proprio. Certamente gli schieramenti in guerra devono ostentare compattezza interna specie nella immediatezza delle trattative. Lui, non essendo nel governo se non per interposta persona, può parlare a titolo personale e rompere il muro di uniformità che impedisce di azzardare una ipotesi di proposta iniziale. Sembra evidente che il Nostro vuole avere una parte di primo piano nel processo di pace anche perché qualcuno dovrà pur farlo e lui qualche carta in più di altri può vantarla. Poi c’è la questione umanitaria: chi mette mani al portafogli per la ricostruzione? Ricostruire significa mettere un piede nel posto ricostruito e quindi la proposta di Berlusconi non è una resa del fronte ucraino-americano (come può sembrare) ma una specie di compensazione alla cessione di territori ucraini.
Potremmo continuare nell’analisi ma possiamo sintetizzare dicendo che il Cavaliere quella dichiarazione non l’ha pensata improvvisando su due piedi, ma l’ha ponderata a fondo, conviene studiarsela. Forse qualcuno gli ha pure dato il disco verde…
Canio Trione