Politicanti meridionali contro i propri elettori

Ogni tanto qualche buontempone nordico se ne esce con l’idea di rendere i salari e stipendi pubblici al sud più bassi che non al nord perché -dicono- al sud il costo della vita è più basso. Il lettore dirà che si tratta del solito nordico a caccia di temi antimeridionali ma proviamo a vedere bene come stanno le cose.

Se il pil procapite del sud è la metà di quello del nord non è possibile che Regioni e Comuni meridionali paghino stipendi uguali a quelli del nord in quanto il loro gettito sarà sicuramente più basso perché commisurato al pil del sud. Se poi gli amministratori del sud consentono l’insediamento al sud di imprese che pagano le tasse altrove facendo concorrenza alle imprese locali che pagano le tasse qui, magari facendole chiudere, allora siamo al suicidio amministrativo delle Regioni e Comuni meridionali. Esempio plateale è la Grande Distribuzione che rastrella soldi dalle tasche delle massaie meridionali a scapito dei piccoli esercizi locali per pagare le tasse nelle regioni di provenienza. E gli esercizi locali per la concorrenza ineguale subita non hanno profitti e non pagano tasse a sufficienza agli enti locali e allo stato. La morale è che le imprese grandi sono “troppo grandi per esistere” e fanno danni qualunque cosa facciano.

Quindi è necessario che tutti gli stipendi pubblici pagati al sud siano coerenti con il pil del sud in modo da rendere il carico fiscale per le imprese locali sufficiente per pagare quegli stipendi pubblici e, contemporaneamente, di reggere la concorrenza con le imprese estere. Quindi tutti gli stipendi pubblici al sud devono essere più bassi subito per crescere in un secondo momento. E questo non perché il costo della vita è più basso come dicono i nordici ma perché non c’è gettito sufficiente. È un fatto contabile.

Non è regolare che il reddito di un salumaio possa scendere per colpa della concorrenza del vicino ipermercato mentre lo stipendio del vigile urbano debba rimanere lo stesso… chi lo paga? Se poi la dotazione infrastrutturale è decisamente più bassa la questione non merita ulteriore approfondimento.

Questa regola generale di pubblica amministrazione dovrebbe essere ben chiara agli amministratori locali ma negli ultimi venti anni nessuno è sembrato conoscerla. Inoltre il sud possiede naturalmente risorse naturali preziose come il sole e il vento che possono creare ricchezze sconfinate riducendo il costo dell’energia per imprese e famiglie locali ma anche fornendo rilevante gettito diretto ed indiretto attraverso la crescita del pil. Senza parlare del petrolio.

E invece si taglieggiano le imprese e le famiglie meridionali con IMU, Tari, sovrattasse, maggiorazioni, multe, sanzioni, ecc. originando una guerra degli amministratori e politicanti locali contro i propri elettori e vogliono pure essere pagati e riconfermati. Ma siamo matti?

Canio Trione