La ragazza di Pozzallo. Romanzo di Alessandro Salvatore Ferrara

Dopo “Good morning Sicily – La prima e ultima Repubblica”, romanzo di genere fantapolitica, “La ragazza di Pozzallo” è il titolo del secondo libro del nisseno Alessandro Salvatore Ferrara. Pubblicato nel febbraio 2023 da Gruppo Albatros Il Filo, esso è composto da 456 pagine e il suo prezzo di copertina è di €19,50. Il genere è poliziesco.

  Questa volta l’Autore si cimenta con le intricate indagini dell’Ispettore Michele Capraro coadiuvato dalla sua Vice Tatiana Lo Grasso e dagli Agenti del Commissariato di Falconieri in provincia di Rakkusa, entrambe città immaginarie ma chiaramente siciliane e anche di facile identificazione. L’amata Sicilia, con le sue bellezze naturali e architettoniche e i suoi atavici problemi, è ancora il terreno fertile su cui Ferrara può scatenare la sua fervida fantasia. Terra di grandi contraddizioni, l’Isola per l’Autore rappresenta lo scenario ideale per costruirvi storie. Storie di miseria ma anche di grandi gesta umane e altamente nobili, di malvagità ma anche di slanci eroici, laddove paradossalmente compiere il proprio dovere quotidiano di tutore dell’ordine deve trasformarsi in atto di eroismo.

  In questo poliziesco la tranquillità del paese di Falconieri viene improvvisamente sconvolta dal suicidio del gioielliere Luigi Calandra, figura losca e poco amata, e dall’omicidio dei fratelli Paolo e Nunzio La Mantia, due poveri allevatori di vacche uccisi a colpi di pallettoni nella loro stalla in contrada Lannari. A partire da questi ingredienti e col suo stile scorrevole e sempre colto, contraddistinto da frequenti citazioni letterarie e da riferimenti culinari, Ferrara imbastisce gli elementi di una trama avvincente, che inizia con l’incontro casuale dell’Ispettore Michele Capraro con una coppia di immigrati clandestini eritrei scampati al naufragio del loro barcone: Yonas ed Ella, incinta e prossima al parto. L’incontro accade mentre passeggia una sera sulla battigia, e da lì via via narrando e discorrendo gli eventi si sviluppano e avviluppano trascinando il lettore in un’avventura diversa da quella tutta permeata dell’afflato tutto rivoluzionario-utopico del primo romanzo. Questa invece è una storia realistica, di quelle che possono capitare tutti i giorni.

  Gli ingredienti, infatti, ci sono tutti per sviluppare importanti temi di attualità che assillano non solo la Sicilia ma anche l’intera Nazione, quali l’immigrazione clandestina e i vari centri di accoglienza stracolmi di esseri umani, con i loro svariati, burocratici e asettici acronimi, il caporalato e la delinquenza comune, la mafia e la corruzione. L’Ispettore Capraro e la sua squadra devono mettere in campo parecchie risorse di intuito, di creatività e di intelligenza investigativa per venire a capo di un giallo che inizia nel periodo di Ferragosto e finisce verso la fine di settembre, nella settimana dei festeggiamenti del Santo Patrono di Calatariali San Michele, Caltanissetta appunto, unica continuità col primo romanzo. Le sequenze narrative vengono sempre scandite con matematica precisione dalla voce narrante, quasi con ossessione, riportando sempre data e giorno della settimana per ogni accadimento. Come matematicamente scientifiche, direi alla Edgar Allan Poe, sono quelle meticolose misurazioni, quei centimetri o ancora l’accuratezza di quelle date proprio perché fondamentali per formulare e convalidare realisticamente un’ipotesi investigativa.

  Vero è che i nostri investigatori ogni tanto si avvalgono anche della buona sorte quando le indagini improvvisamente si arenano nella vana ricerca di un indizio, di una prova per confermare un’intuizione o una logica dei fatti. Vittorio Giuliani è il baciato dalla dea bendata, il giovane poliziotto di Trieste, la cui inesperienza viene compensata, appunto, dalla fortuna. Insomma, per risolvere il giallo del suicidio del gioielliere Calandra e l’omicidio dei fratelli La Mantia occorre l’apporto di tutti, e soprattutto occorre spremersi le meningi; anche da parte del lettore se vuole anticipare gli avvenimenti o la soluzione del giallo, all’interno di quel gioco leale che lo deve legare fiduciosamente pagina dopo pagina all’Autore. Lealtà che nei gialli deve mantenersi imprescindibilmente intatta, altrimenti il rapporto non funziona e la reciproca fiducia va ad infrangersi nella narrazione e nello sviluppo di una trama mediocre e raffazzonata. In “La ragazza di Pozzallo” questo rapporto viene mantenuto sempre su buoni livelli, la voce narrante onnisciente, pur esprimendo gli stessi ideali di giustizia, uguaglianza, umanità e di riscatto propri dell’Autore nisseno, data l’universalità di tali valori, non risulta affatto invadente, come in “Good morning Sicily”.

  Come il primo appena citato, anche questo secondo lavoro di Ferrara potrebbe prestarsi agevolmente per una rappresentazione cinematografica, con la riconoscibilità dei suoi personaggi, sempre ben caratterizzati e veritieri, con la bellezza e l’incanto dei luoghi e dei paesaggi descritti e le atmosfere emotive evocate.

Angelo Lo Verme