Il cane ucciso infilato in lavatrice

Una sedicenne ha preso il chihuahua di famiglia, lo ha infilato nella lavatrice e ha avviato l’elettrodomestico. Il tutto per partecipare al gioco online “tappo o non tappo?”, organizzato sui social network. La ragazza avrebbe anche filmato la scena con l’intenzione di pubblicarla sui social, cosa che per fortuna non è avvenuta: il rischio emulazione è altissimo.

È accaduto a Sedan, nelle Ardenne francesi. Ad avvisare un’associazione protezionistica la sorella della ragazza, sotto shock per la morte di Missy, di appena un anno.

Dopo poco tempo all’associazione è arrivata un’altra telefonata, questa volta dalla madre della ragazza che, allarmata e preoccupata, ha segnalato altri comportamenti che denunciano l’insensibilità dell’adolescente per gli animali e la sua propensione all’esercizio della crudeltà. Secondo la donna, la figlia avrebbe adottato altri due cani, uno da caccia, di colore bianco, diventato nero a causa a ben sei tinture per capelli alle quali la ragazza lo aveva sottoposto.

Così è scattata la denuncia ed intervenuta la polizia che ha sequestrato sia il cane da caccia che l’altro, trovato rinchiuso in una piccola gabbia.

Quello del postare video sui Social è un motivo ricorrente nei casi di violenza a danno di animali agiti da minorenni. La Rete rappresenta un non luogo dove rendere universali i propri violenti quanto stupidi “atti gloriosi”. Non si tratta di violenza virtuale, poiché quelli che vengono veicolati da Internet non sono atti virtuali, ma concreti e reali. E concrete e reali devono essere le risposte della collettività.

Non sappiamo nulla di questa sedicenne, né del suo contesto familiare, sociale e scolastico, né, tanto meno, di un’eventuale situazione esistenziale patogena in atto, e seppur lungi dal voler improvvisare analisi e ipotesi cliniche, non possiamo non rilevare che la sua condotta meriterebbe di essere approfondita da professionisti, al di là della doverosa azione penale. La ricerca psicologica, da decenni, ha sottolineato la connessione che spesso esiste tra condotte violente a danno di animali agite da bambini e adolescenti e comportamenti aggressivi nei riguardi di persone, con vari tipi di disturbi psicologici.

Coloro che crescono i loro figli senza insegnare loro ad avere la stessa sensibilità per gli esseri viventi in genere, causano loro danni spesso irrimediabili. “La peggiore cosa che possa succedere ad un bambino è fare del male ad un animale e non subirne conseguenze. La crudeltà contro gli animali uccide il rispetto per la vita”. Così già nel 1964 l’antropologa Margaret Mead.

Anestetizzare l’empatia equivale ad aprire un buco nero esistenziale nel quale rischiano di precipitare ed essere oscurate tutte quelle cose che rendono l’esistenza bella e degna di essere vissuta. E laddove il buio domina, si sa, gli spettri esistenziali si materializzano.

Ciro Troiano