La sinistra, questa sconosciuta

Da sinistra ci dicono -o almeno così ci sembra di capire- che del vecchio PD non va bene niente: programmi, persone, riti comunicativi, leadership e quindi si deve cambiare tutto. Questo significa che danno ragione alle peggiori destre che da sempre dicono che la sinistra va smantellata in modo che non se ne ricordi più nulla e cioè che la identità di partito sul piano ideale e su quello pratico, essendo sgradita alla popolazione deve essere abiurata. Se ne deve  cercare un’altra.
Però il nome rimane lo stesso e la nuova leadership non è incarnata da un romano o napoletano o siciliano la cui identità è certa ed inconfondibile fin dalla prima parola che pronunzia, ma da una persona che di lingue ne parla molte e di passaporti ne ha più di uno. Questo significa che non sapendo dove si va e quale sarà la propria futura identità si prende tempo in attesa di trovare un progetto nuovo. E lo si fa con una persona che è tutto e il contrario di tutto.
In questa attesa non si rinunzia all’elemento principale del PD: giocare con le parole e cioè continuare a utilizzare la loro proverbiale disonestà intellettuale continuando a chiamarsi come non si vuole più essere semplicemente perché non si sa cosa sono…ma non lo si dice. Un po’ come dire che si perde il pelo ma non il vizio.
Uno di futuri cavalli di battaglia pare debba essere il femminismo con annesse questioni di genere. Inventando nuovi “diritti” intesi a comperare il consenso delle fette meno perspicaci della popolazione. Cioè si cerca di creare nuove vittime da aiutare sempre a spese di quelli che sono le vere categorie sfruttate, precarie e non tutelate in nulla, che sono i lavoratori autonomi e le partite IVA. Dimenticando colpevolmente che sono proprio le piccole imprese che possono assumere tutti i disoccupati esistenti e che proprio la super difesa dei lavoratori dipendenti ha prodotto la contrapposizione tra disoccupati e occupati i quali ultimi sono quelli che creano i primi con le loro “tutele” e “diritti” che rendono improponibile ogni assunzione regolare; se non nello stato e nella grande impresa.
Quindi la crisi di identità della sinistra descrive molto bene il guado nel quale ci troviamo con tutti i problemi ereditati dal passato che rimangono fermi dove sono, qualunque cosa sia stata fatta, mentre nessuno ha una idea seppur fumosa del da farsi; e se qualcuno azzarda ipotesi ardite i conservatorismi di destra e sinistra immediatamente si chiudono a riccio confortati dal tepore dei propri privilegi. Tanto, pensano, in Italia non cambia mai niente.
Canio Trione