L’India, una enorme occasione sprecata

L’economia non solo italiana è fondata sulle piccole e micro imprese come quelle meridionali. Tra esse vi sono quelle dell’agroalimentare che pur essendo sempre sul punto di fallire ci danno da mangiare cose eccelse e non certo grilli o pomodori e zucchine idroponiche.

Peraltro un governo che ha un ministero della sovranità alimentare fresco fresco di creazione penserete che la prima cosa che fa è vendere l’agroalimentare nazionale in giro per il mondo.

L’India recentemente visitata dalla nostra premier è il miglior mercato al mondo per il nostro cibo, ma non siamo riusciti a sentire una sola parola della nostra Presidente sulla idea di vendere li i nostri prodotti; almeno le eccedenze realizzate sistematicamente al Sud. Il fatto che la sinistra non abbia in grande considerazione la nostra agricoltura e le nostre imprese minori è ormai un fatto a cui ci siamo assuefatti ma che anche l’opposto della sinistra faccia la stessa cosa non può essere tollerato. La dimensione di questo mercato indiano è tale da risolvere ampiamente la questione meridionale in pochi mesi. Gli indiani hanno assoluto bisogno di introdurre nella propria dieta (o almeno tra gli integratori alimentari) l’olio extravergine di oliva per via dei pesanti e diffusi problemi circolatori di cui soffrono.

Serviva e serve avviare una campagna di comunicazione che consenta agli indiani di sapere che esiste un cibo che ha delle virtù che rasentano il miracoloso peer poi lanciare la distribuzione vera e propria; ma non se ne è fatto nulla. E che dire della frutta cominciando dall’uva, che annualmente subisce il collasso dei prezzi? Si tratta di enormi quantità che spesso non vengono raccolte per l’intasamento dei mercati di sbocco tradizionali. Politica valida anche per tutti gli altri appuntamenti internazionali recenti e futuri della signora Meloni: pensiamo ai paesi del Golfo importatori netti di cibo da tutto il mondo. Perché non si fa? è più facile e dignitoso mendicare petrolio e gas che fare il fruttivendolo? o forse non si vogliono pestare i piedi ad altri? come alle grandi organizzazioni commerciali che hanno tutto l’interesse ad imporre prezzi da fame ai produttori e monopolizzare il settore? e che sono presenti nei Palazzi e anche se non parlano sono ben attenti a fare in modo che altri interessi come quelli del sud non siano mai debitamente rappresentati? Ma che razza di idea ha questo governo della nostra economia? e, quello che più conta, in che cosa si differenzia da quello che abbiamo cacciato a pedate?

Fare i maggiordomi delle grandi imprese non è ovviamente una forma di leadership sia perché una impresa grande mina la indipendenza delle istituzioni democratiche, sia perché un governo che si rispetti deve essere forte con i forti e amico e collaboratore se non amorevole con i piccoli se no ci tenevamo quelli di prima che nel distruggere l’economia vera hanno dimostrato la loro insuperabile maestria.

Ma non sembra che ci siano speranze; dovremo fidarci dell’autonomismo alla Cateno de Luca, sempre che anche lì dietro non vi sia altro. Nel frattempo l’agricoltura va a rotoli.

Canio Trione