Il modello occidentale è ancora l’antica Grecia. Ma subiamo l’influenza di Sparta

Un tempo vi era la Grecia Antica. Modello che ancora oggi ispira le società occidentali. Con le polis, l’agorà, la democrazia diretta. E poi i filosofi, i poeti, il teatro. Le nostre radici insegnateci nel corso del tempo. Ma la storia va conosciuta approfonditamente per far si che il presente possa trarre ispirazione dal passato per migliorare il mondo odierno.

Ma la Grecia antica non era solo una società progredita. A Sparta se nasceva un figlio deforme o poco prestante veniva gettato dal baratro del monte Taigeto, poiché per se stesso e per la città era meglio che non vivesse. Di tutte le città greche, Sparta è l’unica a non aver lasciato all’Umanità né uno scienziato, né un artista né un poeta. Forse gli spartani, senza saperlo, eliminando i loro neonati troppo fragili, hanno ucciso i loro musici, i loro poeti, i loro filosofi.

Chi non ha visto almeno una volta nella vita un dipinto di Caravaggio? O letto una poesia della Merini? E Van Gogh? C’è un motivo se in ogni parte del mondo, le opere di Van Gogh, a distanza di due secoli, continuano a suscitare emozioni tanto forti. Pensate che dipinse La notte stellata dalla finestra di un manicomio. Anche Alda Merini venne rinchiusa in manicomio. Molti dicevano che Caravaggio fosse pazzo, e lo stesso dissero di Camille Claudel, di Beethoven. Senza tralasciare Einstein e Nietzsche, che davvero impazzì negli ultimi anni di vita, ma persino di Socrate! Perché? Perché non vivevano come gli altri pretendevano che vivessero. Perché questi uomini sentivano e pensavano in modo diverso. Cosa c’entra con Sparta?

Sparta fu l’emblema nel mondo antico dell’efficienza. Della forza. Nel mondo spartano non c’era spazio per l’iniziativa individuale, per la libertà d’azione, per i sentimenti; a Sparta la vita dei cittadini seguiva soltanto ordini e regole: era il mondo dell’obbedienza. Ogni aspetto della vita dei cittadini era controllato dallo stato. Essere un buon guerriero era l’unico scopo dello spartano. Chi non poteva e non sapeva esserlo, doveva sparire. O essere sfruttato. Per questo motivo Sparta non ebbe musici, poeti, filosofi.

Oggi lo stato non vuole cittadini-soldati, ma cittadini-consumatori. Persone che pensino e sentano in modo facilmente prevedibile, facilmente controllabile. Non servono i filosofi, non servono i pensatori, non servono gli artisti ma soltanto operai altamente qualificati. Che per giunta, scarseggiano. Ed ecco perché la Storia non serve a nulla. Agli uomini-macchina non è utile conoscere la storia di Sparta. Ragionare. Mettere in relazione. Oggi esiste la Cancel culture a fare revanscismo, essa è una branca del pensiero unico. Quello che pone al centro l’uomo nuovo, fluido, ma che allo stesso tempo appiattisce le menti. Attraverso l’esaltazione della tecnologia. Da noi si parla di salario minimo, ma perché non può funzionare? Perché eliminerebbe definitivamente il merito, la carriera. Perché evidenzierebbe le difficoltà di un paese economicamente spaccato, tra nord e sud, tra piccole imprese e multinazionali, ammesso che queste ultime siano d’accordo. Ma con il dominio, sempre più marcato, della tecnologia, il salario minimo sarà percepito da chi? Dalle macchine, dai robot.

E vogliamo parlare dell’irrazionalità dell’ambientalismo,l’idiozia del vegetarianesimo, l’ignoranza del veganesimo, la demenza del biologico? Altri cavalli di battaglia del pensiero unico.

Che senso ha smettere di mangiare carne per limitare l’impatto ambientale e poi comprare pomodori coltivati nelle serre cilene e portarli nei supermercati a bordo di aeroplani? O ancora. Ci si schiera contro gli allevamenti ma al tempo stesso si esaltano le virtù del biologico che utilizza solamente fertilizzanti naturali. Ma da dove crediamo che vengano fuori i fertilizzanti naturali se non dalla cacca delle bestie d’allevamento? Allora viva la Storia. E sappiamola studiare, perché con essa custodiamo la conoscenza, e conosciamo meglio la società attuale, ovvero noi stessi.

Giuseppe Romito