Intelligence e contrasto alle ingerenze criminali
Le attività di intelligence, secondo la recente Relazione “Sulla politica dell’Informazione per la Sicurezza 2022” del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica, hanno fatto emergere come la minaccia affaristico-criminale di soggetti appartenenti alla cosiddetta “zona grigia” (esponenti criminali, imprenditori collusi, funzionari pubblici infedeli, professionisti facilitatori), «risulti in grado di porre in essere considerevoli ingerenze nel tessuto economico sano, nel tentativo di acquisire o mantenere indebite posizioni di vantaggio competitivo e intercettare cospicue risorse finanziarie pubbliche», a fronte di una sintomatica difficoltà dei sodalizi mafiosi tradizionali, nella realizzazione di strategie criminali di ampio respiro, dovuta perlopiù alla pressante azione di contrasto.
Partendo da queste considerazioni, i nostri Apparati hanno riservato specifica attenzione informativa alla particolare condizione di vulnerabilità dell’attuale contesto socio-economico nazionale, contrassegnata, come si sa, dagli effetti delle simultanee crisi sanitaria ed energetica, su cui si innestano le instabilità derivanti dal conflitto russo-ucraino, e le conseguenze del cambiamento climatico, che «contribuiscono a rendere più “fragile” il nostro territorio, depauperando risorse naturali e recando pregiudizio anche a quel fondamentale presidio del Made in Italy rappresentato dalla catena agroalimentare nazionale».
Una prioritaria attenzione è stata riservata all’efficienza dei progetti legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in relazione al rischio di ingerenze criminali e intromissioni insidiose e parassitarie.
L’azione dei nostri analisti dell’intelligence è stata diretta all’individuazione di vulnerabilità sistemiche nazionali e di eventuali fenomeni di condizionamento dei meccanismi decisionali pubblici in grado di avere un impatto negativo sull’attuazione e sul rispetto del programma.
«Tale azione si è sviluppata tenendo in considerazione il contesto in cui si inseriscono le varie fasi di realizzazione del PNRR e di sopravvenute criticità, tra cui:
· l’incremento dei prezzi delle materie prime e dell’energia elettrica, che potrebbero generare conflittualità e disallineamenti tra committente pubblico e appaltatori;
· la sussistenza di comportamenti opportunistici posti in essere da taluni operatori economici e finalizzati a un’artificiosa lievitazione dei costi;
· la carenza di manodopera specializzata, nonché di sofisticate attrezzature tecniche non facilmente reperibili sul mercato;
· le difficoltà di accesso al credito bancario e l’aggravio dei costi delle fonti di finanziamento quali effetti delle politiche monetarie restrittive realizzate a livello europeo».
In tale contesto, l’azione informativa, insieme alla repressione da parte delle Forze di polizia, non ha mancato di evidenziare, specie in attività economiche ritenute più remunerative nella prospettiva criminale, un significativo elenco di fattispecie illecite, tra cui corruzione, evasione ed elusione fiscale, frodi ai danni dello Stato e inquinamento dell’economia attraverso il reinvestimento di capitali illeciti.
In particolare, per gli illeciti fiscali, ai quali spesso si ricollegano fattispecie di riciclaggio, «le evidenze hanno consentito di riscontrare la sussistenza, tra l’altro, di schemi operativi funzionali a sfruttare, anche simultaneamente, le caratteristiche di diverse giurisdizioni off-shore per occultare capitali di origine illecita, schermare gli assetti proprietari, anche attraverso sofisticati strumenti di tecno-finanza, e tentare di impedire la tracciabilità dei flussi finanziari».
Lo spettro di tali fattispecie illecite ricorre, come abbiamo visto, anche nella sicurezza ambientale.
Ciro Troiano