L’altalena della politica

Ormai è trascorso un mese dalle elezioni regionali del 12/13 febbraio 2023.
La sconfitta del Centro Sinistra era ampiamente annunciata a causa degli incredibili errori di Enrico Letta che volle impostare una campagna elettorale all’insegna della lotta al fascismo, un fantasma dei tempi andati che, con tutta evidenza, non fa più paura. Ma non si deve solo a questo motivo il disastro elettorale. Il discorso d’insediamento del “segretario dei miracoli”, richiamato dalla Francia per rilanciare il PD, ha evidenziato tutti gli svarioni di una prospettiva politica basata su antifascismo, ius soli, ius culturae, ambiente, voto a 16 anni, parità di genere, lotta alla discriminazione (LGBT). Tutti temi interessanti per chi veleggia in quella fascia di cittadini senza problemi e con stipendio assicurato.
Niente per quanto riguarda la tragica realtà socioeconomica del Paese.

Infatti, nel Lazio, in alleanza con il Terzo Polo e +Europa, senza il M5S, il risultato è stato di un misero 33,49% (Centro Destra al 53,89%) addirittura inferiore al risultato in Lombardia attestatosi al 33,93% senza Terzo Polo ma con il M5S. Una débâcle.
Da parte sua, il M5S, se ha totalizzato il 10,75% nel Lazio, si è fermato ad un misero 3,93% in Lombardia: risultato molto lontano dagli antichi fasti. Spostandosi verso il SUD, il consenso del M5S cresce per la sua posizione politica a favore del reddito di cittadinanza.
Ma altro non si vede. Ai posteri la sentenza finale.
Fin qui, i pronostici sono stati rispettati a significare la correttezza delle cause in ipotesi.

Il risultato sorprendente, invece, è quello relativo al Terzo Polo: il 4,86% nel Lazio e il risicato 4,25% in Lombardia, pur accompagnato dalla Moratti al 5,30%. Una sonora sconfitta. La Moratti è stata punita, presumibilmente, per aver abbandonato la sua collocazione politica naturale e identitaria; ma il Terzo Polo ha consolidato, presumibilmente perdendo credibilità, la impressione popolare di voler tenere il piede in due staffe: verso il PD (non più partito del popolo ma della élite) e verso il Centro (declinato opportunisticamente come riformista, liberale, popolare). In ogni caso, nulla si rileva per quanto riguarda la tragica situazione economico sociale del Paese. Nonostante il Renzi abbia voluto eclissarsi per esporre la fotografia di Calenda che ha la fama di “buon amministratore”, il gioco delle alleanze in questa tornata elettorale li ha traditi. Né sono valse le acquisizioni della Carfagna e della Gelmini: l’opinione pubblica difficilmente premia i transfughi. Il progetto di “partito unico”, quindi, entra in crisi.

Sono, tuttavia, impressionanti le giustificazioni addotte dal Calenda e dalla Moratti a giustificazione del flop.
Il primo, nel confermare la corretta scelta dei candidati, non riesce a capire la vittoria del Centro Destra, soprattutto in Lombardia dove gli elettori avrebbero dovuto punire Fontana, e, pertanto, nella lettera al Corriere della Sera se la prende con loro: “In una democrazia gli elettori non possono avere sempre ragione e contemporaneamente sempre lamentarsi della politica che pure hanno votato… l’elettore è il vero Re… ma anche i Re possono sbagliare… da molto tempo il voto degli elettori prescinde da ogni criterio razionale relativo alla capacità effettiva di governo delle istituzioni dei candidati in campo”.
Se la pensa così, l’ineffabile Calenda, non potremmo concludere che, forse, è un “buon amministratore” ma, certo, non un “buon politico”?
Viene alla mente quel fruttivendolo che, non riuscendo a vendere i suoi pomodori, se la prende con i clienti. Quel fruttivendolo, ovviamente, non capisce il mercato. Con un po’ di cattiveria potremmo dire che la domanda scarseggia quando l’offerta è inconcludente.
Calenda non è nuovo a esternazioni irritanti che appaiono palesare un ego smisurato e il disprezzo per gli altri. Ad esempio, nel valutare la Legge di Bilancio della Meloni ha dichiarato: “inguardabile … sembra scritta da Remo Gaspari”. Questi fu un esponente di rilievo della Dc, 16 volte Ministro, deceduto, addirittura, nel 2011. L’ultimo Bilancio cui Gaspari partecipò fu nel 1991, da Ministro della Funzione Pubblica, quando Calenda aveva 18 anni. Lucio Gaspari, figlio di Remo, in risposta piccata, ha definito Calenda “ministro per caso che apre bocca e gli dà fiato. Non è la prima volta che Calenda dice sciocchezze… Reputo squallido insultare chi non c’è più … Calenda il Ministro per caso: dal momento che intende parlare di economia dicendosi esperto, dovrebbe magari leggersi anche le pubblicazioni scientifiche di economisti italiani e stranieri… “. Nemmeno esperto di economia? Su, non scherziamo.
La seconda, la Moratti, in conferenza stampa, dichiara: “…Tra l’altro una campagna in pieno inverno con un freddo terrificante che a me (colpo di tosse) ha creato i problemi che sentite ancora oggi”.
Sembra un po’ poco, se non comico e infantile, per giustificare una sconfitta pesante.

La politica, però, è come la vita quotidiana: una altalena di frustrazioni ed entusiasmi.
La recente elezione, inaspettata, della Schlein a segretario, pone il PD più a sinistra. Lei, dalle sue prime dichiarazioni, sembra cavalcare, in sostanza e con pochi aggiustamenti, le proposte dell’eclissato Enrico Letta.
Ecco che il progetto del “partito unico” riprende quota perché Calenda e Renzi sperano in un percorso inverso a quello della Margherita (dove si sono incontrati cattolico/popolari di centro-sinistra, socialdemocratici, liberaldemocratici) che poi, si fuse con i DS (democratici di Sinistra) per dar vita al PD. In sostanza, ci si aspetta che la truppa dell’ex Margherita esca dal PD per confluire nel Terzo Polo o nel nuovo “partito unico”. Ciò che non è riuscito a fare il duetto Calenda/Renzi, si spera che lo faccia, come corollario del suo posizionamento politico, la bella Schlein.
Calenda e Renzi sono pronti ad accogliere i transfughi in cerca di casa.
Vedremo cosa accadrà visto che sia il Terzo Polo, in maniera più esplicita ora che appare costretto verso il “partito unico”, sia il Centro Destra della Meloni, in maniera implicita ma evidente, viaggiano entrambi verso la terra promessa del Centro.
In ogni caso, se si dimenticheranno del Paese, anche questa esperienza sarà un disastro, mentre il popolo attende un disegno politico chiaro e prospettico.

Antonio Vox, Presidente “Sistema Paese” – Economia Reale & Società Civile