Intelligenza artificiale: potenziati, indeboliti o innamorati?

Nel 2013 il protagonista del film “Her”, interpretato da Joaquin Phoenix, intratteneva una storia d’amore con un’intelligenza artificiale.

Se all’epoca sembrava essere la pura immaginazione di uno dei più innovatori registi degli anni ’90, soltanto undici anni dopo è una realtà più vicina di quanto si possa pensare.

La scalata dell’AI, ‘Artificial Intelligence’, è sempre più incalzante e se OpenAI, l’organizzazione senza scopo di lucro di ricerca sull’intelligenza artificiale, nel 2021 lanciò un software che permette la creazione di una immagine a partire da descrizioni testuali, adesso la sfida del dipartimento di ingegneria biomedica di Hong Kong è quella di riprodurre abbracci tramite una pelle elettronica.

La popolazione mondiale è divisa su più fronti che possono essere raggruppati in due macro-categorie: da un lato i tecno ottimisti ovvero coloro che vedono nel progresso della tecnologia una opportunità e un mezzo al servizio dell’essere umano, dall’altro i tecno scettici che vedono la singolarità delle macchine come un potenziale pericolo per l’intera società.

Basta pensare ad esempio a ChatGPT, il prototipo di chatbot addestrato per intrattenere una conversazione con gli esseri umani, per rendersi conto che è impossibile assumere posizioni dicotomiche quando si parla di tecnologia ma bisogna tener sempre conto delle varie sfumature. In questo caso c’è bisogno di trovare la giusta ‘nuance’ tra coloro che vedono la chatbot uno strumento per velocizzare ovvero migliorare certi servizi (per es. i call center) e coloro che vedono in essa soltanto problemi (di privacy, in ambito scolastico).

Sì, perché se è vero che una frase può generare un’immagine, che un computer può ‘conversare’ con l’uomo e che grazie ad un sistema elettronico intelligente si possono ricevere e dispensare abbracci a parenti e amici lontani, resta il fatto che alla base di tutto ciò vi è la creatività umana.

Come nel film di Spike Jonze ci si ritrova ad essere innamorati delle macchine, talvolta per necessità talvolta per evadere da una più dura e crudele realtà ma è proprio questa la componente che fa la differenza.  Il fatto di poter provare delle emozioni e dare loro un nome perché solo così, guardandosi dentro, che avviene la vera evoluzione-rivoluzione.

Lucia Ricchitelli