La censura al David di Michelangelo. E la paura del nudo nell’arte
In questi giorni si sta parlando di una notizia che sta destando stupore e ha fatto il giro del mondo. Durante una lezione sull’arte del Rinascimento, agli alunni di una classe della Classical School di Tallahassee, in Florida, sono state mostrate immagini di alcuni capolavori di Michelangelo, fra cui la statua del David e l’affresco della Creazione di Adamo della volta della Cappella Sistina. Il giorno dopo tre genitori hanno protestato contro le nudità mostrate, ritenendole “pornografiche”, e la preside dell’istituto ha licenziato l’insegnante che di seguito si è rivolta alla stampa facendo scoppiare il caso.
In Italia abbiamo avuto una delle massime censure del corpo umano nella storia planetaria, cioè quelle della Chiesa che per secoli ha tentato di nascondere e cancellare le parti intime di statue, mosaici, reperti greco-romani, molte volte distruggendole, e delle opere non solo neoclassiche, e solo grazie ad alcuni Papi ed artisti come appunto Michelangelo che la foga del moralismo cristiano è stata calmata, e hanno proposto linguaggi artistici diversi anche se le stesse opere dei grandi maestri, molte volte sono state censurate con veli e coperture, come per esempio le braghe commissionate da Pio IV a copertura dei corpi nudi del Giudizio Universale dello stesso Michelangelo.
La morale cristiana fino ad oggi è sempre stata pronta a censurare, criticare e giudicare il nudo nell’arte come qualcosa da nascondere. È da ricordare l’applicazione nel 1988 delle foglie di fico sui corpi nudi dei due protagonisti nell’affresco “La cacciata dei progenitori dall’Eden” di Masaccio. Una morale cristiana che ha ancora paura del nudo artistico e incute un’etica bigotta nella società.
Alcuni anni fa, in occasione della visita di alcuni rappresentanti del mondo arabo, furono coperte le nudità femminili di statue di alcuni musei italiani.
Se provate a digitare le parole “nudità per la religione cattolica” su un qualsiasi browser vi troverete davanti una lista di siti contenti affermazioni come “il nudo è peccato, è immorale, è spaventoso”. Oppure “l’uomo e la donna si coprono per pudore e rispetto del prossimo, non sono come gli animali, non cedono alla tentazione della carne”.
Dobbiamo interrogarci sul perché, ancora oggi, si ha paura del nudo, o per meglio specificare del nudo nell’arte, già che il nudo di showgirls, attrici e modelle è accettato e proposto continuamente ovunque. E che dire dei milioni di click su pornhub, tradotto in milioni di euro? O ai soldi che si fanno oggi mettendosi nudi su onlyfans? Gli stessi algoritmi dei social fanno sì che le immagini dei nudi della storia dell’arte vengano censurati, un algoritmo che non riesce a distinguere l’arte dalla pornografia e soffoca censurando.
L’arte ci insegna che nulla deve essere oscurato specialmente quando la censura arriva dalla religione e dalla politica, o dalla manipolazione di individui che in ogni cultura gridano all’oscenità come nel caso del nudo nell’arte.Così è Medioevo, laico, tecnologico, moderno, che dir si voglia, ma è comunque Medioevo.
Giuseppe Romito