La giostra crudele delle lotte tra cani
Una sfilza di capi di imputazione – ben 22 – e 18 imputati: questi, in sintesi, i numeri di uno dei più importanti processi celebrati in Italia per combattimenti. Sicuramente quello più grande per capi d’imputazione e numero indagati.
Associazione per delinquere, maltrattamento di animali e organizzazione di combattimenti tra cani. Questo il fulcro di un’articolata inchiesta del 2015 di cui venerdì 31 marzo si è tenuta – presso il Tribunale di Imperia – l’udienza preliminare. Delle 18 persone accusate a vario titolo, 11 sono state rinviate a giudizio. Per due è stato disposto il non luogo a procedere, uno per prescrizione e l’altro per meri motivi tecnici. Per altri cinque, invece, è stato disposto il rinvio degli atti al Tribunale di Pavia per competenza territoriale.
La LAV, parte civile con l’avv. Piera Poillucci, è stata rappresentata dallo scrivente in qualità di criminologo e responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia. Abbiamo partecipato all’udienza per dare un segnale forte, per rappresentare i diritti animali anche in aula, e per stare dalla parte delle vittime sempre, anche in quella sede.
Si tratta di una delle inchieste sui combattimenti più importanti e complesse fatte nel nostro Paese, sviluppata sia sul territorio nazionale che all’estero, che avrebbe svelato, secondo l’accusa, una rete di individui dedita all’organizzazione di lotte tra animali e alla gestione delle altre attività illegali connesse.
Alcuni degli imputati sono stati accusati di aver organizzato «l’allevamento, la compravendita o lo scambio di cani di grossa taglia (di tipo molossoide), prevalentemente sprovvisti di microchip, su tutto il territorio nazionale, oppure provvedevano alla loro importazione dall’estero, per poi allevarli e addestrarli alle competizioni clandestine, sottoponendo gli animali a condizioni di isolamento, a diete rigide, a continua tensione psichica nonché alla somministrazione di sostanze stupefacenti o vietate», come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio.
Per alcuni altri l’accusa è quella di aver «organizzato e partecipato, in varie località del territorio italiano (tra cui le province di Imperia e Pavia) e all’estero (Serbia), a combattimenti tra cani, che, in alcuni casi, avrebbero provocato il decesso o la “scomparsa” degli animali, scambiandosi, attraverso piattaforme informatiche, informazioni circa i luoghi degli eventi, i contendenti e i risultati ottenuti negli incontri».
A diverso titolo, tra gli altri capi d’imputazione, vi sono:
· L’aver organizzato scommesse clandestine sui combattimenti tra cani, lotte svoltisi in diverse parti del territorio nazionale e all’estero (Serbia) e che, in alcuni casi, hanno portato al decesso degli animali o la loro “scomparsa”.
· L’aver sottoposto cani ad allenamenti e sforzi fisici quotidiani, praticati con pesi al collo, sottoponendo gli animali a comportamenti e/o a fatiche insopportabili per le loro caratteristiche etologiche, nonché l’aver somministrato loro sostanze stupefacenti o vietate;
· L’aver organizzato “prove di presa” e combattimenti di prova finalizzati ad allenare il cane per la gara ufficiale;
· L’aver curato la ripresa e/o la registrazione di un combattimento tra cani e acquistato e/o comunque ricevuto, al fine di ottenere un ingiusto profitto, materiale video, relativo a un combattimento tra due cani;
Le indagini furono condotte magistralmente dal Commissariato di Ventimiglia e della Squadra Mobile di Imperia. C’è da sottolineare l’alta professionalità e le profonde conoscenze tecniche degli investigatori che hanno seguito l’articolata inchiesta, con i quali abbiamo avuto modo di confrontarci.
Purtroppo, incombe il pericolo prescrizione su tutti i reati. Ed è davvero incomprensibile come un’indagine conclusa del 2015 possa arrivare all’Udienza preliminare solo ora. Al di là di quello che sarà l’esito giudiziario, e ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, restano preoccupanti lo scenario e i particolari emersi. Purtroppo, si tratta di condotte comuni in contesti di questo tipo.
Anche in questo caso, ci preme ricordare come ribadiamo da tempo, che occorre potenziare la normativa sulla tutela penale degli animali, in particolare per i reati zoomafiosi.
Ciro Troiano