Il manicheismo in Oriente e in Occidente
La religione manichea in quanto tale è scomparsa pressocchè su tutto il Pianeta ma essa ha lasciato (a mio giudizio: purtroppo) nel pensiero umano un residuo importante, indicato, in Occidente, con l’ambiguo termine di “spirituale”: la distinzione del Bene dal Male.
Data l’estensione planetaria (anche se a chiazze) del manicheismo le sue attuali tracce sono diverse nel pensiero orientale e in quello occidentale.
Se, infatti, la cultura orientale ha fuso i due principi (Yin come Oscurità e quindi Male e Yang, come Luce e quindi Bene) in una sola unità non separata e non separabile, sostenendosi, in pratica, che nessuna cosa può avere completamente ed esclusivamente l’una o l’altra caratteristica, la cultura occidentale ha mantenuto il termine manicheismo come contrapposizione radicale e inconciliabile di due principi irriducibilmente opposti.
Ovviamente, tale diverso modo di intendere il manicheismo in Oriente e in Occidente ha avuto e continua ad avere un effetto rilevante sull’attività degli uomini politici e soprattutto sul “pragmatismo” che essi riescono a esprimere nelle due parti del globo.
Non abbiamo una conoscenza approfondita della società orientale (quella, bene inteso, non contaminata in modo rilevante dal pensiero e dal gusto occidentale com’è, probabilmente solo o almeno prevalentemente quella cinese) ma l’ateismo e l’agnosticismo di fondo ivi dominanti ci consentono di potere escludere che con l’applicazione del manicheismo più torvo gli uomini siano divisi tra quelli amati da un supposto Dio e destinati a una presunta e immaginata gloria celeste e i reprobi destinati a un altrettanto improbabile inferno con le sue fiamme eterne. Possiamo anche ritenere che i cinesi non scrivano sulla lavagna della vita i “buoni e i cattivi” e cioè quelli che da noi sono i sedicenti ecologisti (lautamente quanto misteriosamente finanziati per motivi di sviluppo industriale e produttivo di determinati settori), gli animalisti, i benefattori dell’umanità (anche se prevalentemente con denaro altrui) e quelli che sono considerati, invece, i loro nemici, insensibili al bene dell’umanità.
Pragmaticamente e ricorrendo alla commistione di Yin e Yang esistente in ogni essere umano forse si evitano, in quel Paese lontano, contrasti fratricidi tra individui pur contraddistinti dal comune destino di dover trascorrere la propria esistenza sul pianeta (possibilmente nel modo migliore e senza pretestuose e assurde guerre, giustificate anche se non sempre prodotte, unicamente da diversità di idee),
Non sappiamo se ci sia l’equivalente in Cina dell’attuale ondata di violenze contro le opere d’arte del passato in pieno svolgimento in Occidente (Davide a Firenze, Barcaccia a Roma e via dicendo) che è certamente il segnale di un malcontento profondo, anche se inconsapevole e indistinto, presente da noi da decenni con gli imbrattamenti di mura cittadine da parte di grafitari estemporanei, ovunque e sempre tollerati dalle autorità pubbliche.
L’individuo libero e non condizionato dai “credi” religiosi e politici dominanti in Occidente sa tutto ciò… ma sa pure di essere isolato e ha ben presente il motto icastico di Albert Einstein secondo cui non possono cambiare le cose se non cambia la mentalità che quelle cose ha generato.
Altri temi di importanza planetaria hanno ricevuto una diversa prospettazione e soluzione in Cina e nel mondo Occidentale per effetto, probabilmente, del relativismo o dell’assolutismo in cui è stato inteso il principio manicheo.
Sul problema del sovraffollamento del pianeta, per esempio, usando il raziocinio, e utilizzando conoscenza e sperimentazione, i cinesi hanno posto per molti anni il divieto di superare il limite di un figlio a coppia.
L’Occidente, legato a una visione assolutistica del manichesismo (propria delle due principali religioni monoteistiche mediorientali, il giudaismo e il cristianesimo) non ha potuto tenere conto delle sperimentazioni fatte sui ratti (che racchiusi in numero crescente e progressivo nello stesso, limitato spazio cominciavano a sbranarsi ferocemente tra di loro) e ha continuato, con le parole delle sacre scritture, a invitare gli “uomini di buona volontà” a crescere e a moltiplicarsi determinando una sovra popolazione mondiale abnorme e in progressiva crescita ulteriore.
Una riprova della differenza tra le due forme di manicheismo si è avuta di recente anche per la guerra in Ucraina.
a) La propaganda occidentale filo-statunitense ha parlato di invasione barbarica da parte della Russia di Putin, che in conseguenza è stato qualificato come uno dei peggiori criminali di guerra (id est: incarnazione del Male);
b) La propaganda filo-russa ha sottolineato, invece, la tendenza egemonica, guerrafondaia e imperialistica degli Stati Uniti d’America che dalle bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki (e, ora si è scoperto, di normale esplosivo scaraventate persino su Roma “città aperta” e sullo stesso Vaticano) e dalle molteplici guerre scatenate negli ultimi ottanta anni hanno rappresentato un focolaio permanente di conflitti e di guerra continua.
c) La posizione “non propagandistica” cinese si è tenuta lontana da una partecipazione emotiva e passionale all’una e all’altra versione, dimostrando di avere a cuore unicamente la cessazione di un conflitto, estremamente pericoloso per la pace a livello mondiale.
Naturalmente il manicheismo occidentale ha tentato, inutilmente, di avvicinare la posizione di Xi Jinping a quella di Putin, richiamando alla memoria l’errore dai rispettivi Paesi compiuto nel dare credito a una concezione politica prettamente “occidentale”, quella comunista del tedesco Marx (sulla scia filosofica del tedesco Hegel) e dimenticando di richiamare sia il crollo dell’impero bolscevico sia la via cinese verso il capitalismo che hanno segnato una svolta radicale rispetto all’idea che in Occidente si continua ad avere del comunismo… Inutile aggiungere: per esigenze manichee.
Luigi Mazzella