L’inaugurazione del Politecnico di Bari. Ingegneri ed architetti del futuro

Alla inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Bari abbiamo assistito alla prevedibile disamina dei progetti e delle necessità di quella Università. Lusinghieri successi che coesistono con strettoie e problematiche che investono tutta la società e che conosciamo bene.

Abbiamo anche ascoltato le parole del rappresentante degli studenti che ha parlato fra l’altro della gracilità -specie psichica- di alcuni ragazzi che non sarebbero pronti a subire il peso di una avversità come quella di una bocciatura. Ha più volte usato termini come “gesti estremi”. Naturalmente vogliamo credere che abbia caricato i toni come usano fare gli studenti furbetti alla vigilia di un esame, ma se lo ha detto in quel consesso il fenomeno evidentemente c’è. Ed è preoccupante.

Uno dei compiti principali di una Università e, in generale di ogni attività formativa, è quello di insegnare a superare le avversità. Ogni difficoltà, anche quella apparentemente più insormontabile, deve insegnare una sola cosa: si deve stimolare l’impegno sulla base del compito da assolvere. Più alta è la montagna da scalare, più energia e sagacia devi mettere per affrontarla. Questa semplice regola che è dettata dalla autostima, dall’orgoglio e dall’ambizione sana e legittima di riuscire a superare se stessi in ogni momento della propria attività, è e non può non essere parte del bagaglio culturale di ogni cittadino. Peraltro attraversiamo momenti particolarmente impegnativi per via della implosione delle Istituzioni preposte alla difesa del cittadino. Ci si deve preparare a capire cosa fare anche a dispetto della cultura televisiva e più in generale mediatica; ci si deve preparare ad affrontare lo scontro impari con la burocrazia della Pubblica Amministrazione; ci si deve preparare ai trabocchetti posti dalla concorrenza impari delle grandi imprese estere e dei grandi studi professionali che ti tolgono il lavoro con l’attività lobbistica,…stiamo andando verso un mondo che forse non ci vedrà in guerra ma sarà -come già è- in gran parte privo di bussola e avaro di riconoscimenti. Ai ragazzi dobbiamo dire che è il momento di tirare fuori la grinta e l’amor proprio contro le ingiustizie e le prevaricazioni, contro i soprusi e le ingiurie alla propria identità. Questa è la generazione di cittadini da formare; attraverso le materie tecniche va veicolato un messaggio umano forte che permetta ad ogni ragazzo di costruire il proprio futuro fidando delle proprie forze sapendo che sono maggiori e migliori di molti dei competitor, spesso auto referenziali per non dire palloni gonfiati. E questo è maggiormente vero per noi meridionali da sempre oggetto di denigrazione anche “scientifica” come il museo Lombroso ricorda. Invece il sale del pensiero occidentale siamo e siamo stati noi in ogni campo; dobbiamo ricordarlo specie ai nostri giovani.

Fare i docenti non è cosa facile e quello di superare ogni gracilità è il compito basilare di ogni formazione anche se spesso dimenticato.

Canio Trione